Operazione Endpoint: i servizi IPTV pirata crollano dopo raid, arresti e sequestri milionari

In Brasile è andata in scena una delle operazioni anti-pirateria più aggressive degli ultimi anni. E stavolta le autorità stanno parlando apertamente di colpo durissimo all’ecosistema IPTV illegale: arresti, sequestri multimilionari, domini oscurati e tre dei marchi più popolari del Paese semplicemente… spariti dal web.
Dietro questa offensiva c’è la Task Force Gaeco, unità speciale della Procura di Ceará (MPCE), supportata dalla Polizia Civile. Un’azione coordinata in più Stati – Alagoas, Ceará e Santa Catarina – che ha eseguito 19 mandati di perquisizione e sequestro e 5 mandati di arresto, portando in cella tre persone. Altri due ricercati risultano ancora latitanti.
Un’operazione chirurgica, nata da un’indagine complessa e durata mesi.
Il cuore dell’inchiesta: i “big” dell’IPTV mascherati da servizi legittimi
Secondo le autorità, i gruppi colpiti operavano dietro marchi ormai noti nel panorama IPTV brasiliano:
DezPila, Tyflex e Onlyflix.
Tre nomi che per anni sono apparsi come “provider alternativi” di abbonamenti TV e piattaforme streaming. In realtà, dietro quell’apparenza di normalità, Gaeco avrebbe individuato una rete strutturata che gestiva:
- violazioni massive del copyright
- riciclaggio di denaro
- movimenti finanziari mascherati tramite società di comodo
- un giro economico orchestrato come un vero gruppo criminale organizzato
Non solo “pirateria”, dunque. Ma un sistema molto più profondo.
Reclutamento via WhatsApp e Telegram, pagamenti via Pix: l’ingranaggio perfetto
I clienti – dicono gli investigatori – venivano attirati attraverso gruppi su WhatsApp e Telegram, quindi indirizzati su siti creati con servizi come Wix e Hostinger, usati come vetrine per le sottoscrizioni.
Per i pagamenti, il ruolo chiave lo aveva Pix, il sistema istantaneo della Banca Centrale del Brasile. Veloce, anonimo quanto basta, ideale per alimentare un flusso continuo di entrate.
Dietro le quinte, società fittizie e prestanome spostavano e nascondevano fondi per milioni di reais.
Sequestri milionari e pulizia digitale: 118 siti oscurati
La magistratura ha autorizzato un pacchetto di interventi pesantissimo:
- 12 milioni di R$ sequestrati (circa 2,25 milioni di dollari)
- 118 siti e profili social bloccati
- risultati dei motori di ricerca rimossi
- varie criptovalute sequestrate
Un “interruttore generale” che ha fatto saltare la visibilità online dei servizi nel giro di poche ore.
Il sito dei marchi? Irreperibile.
Alcuni domini risultano in stato clientHold: un chiaro segnale che i registrar li hanno sospesi su richiesta delle autorità.

Leggi anche:
Le immagini dei sequestri: ventole industriali, estintori automatici e attrezzature sospette
Tra gli oggetti recuperati – e mostrati in foto dalle autorità – spunta un assortimento… singolare.
Ventole e soffiatori ad alta potenza (o forse sistemi a vuoto, o condizionatori industriali), strumenti probabilmente usati per evitare il surriscaldamento delle apparecchiature IPTV.
Un estintore automatico sospeso sopra di essi, nel caso l’impianto decidesse di prendere fuoco.
Un motore d’auto apparentemente usato per generare elettricità.
E poi orologi al quarzo, contanti “di scena” e altro materiale difficile da decifrare.
Una sorta di collezione bizzarra, che racconta quanto fosse variegato l’apparato logistico della rete.
Tracce, aziende fantasma e criptomining: pezzi mancanti del puzzle
Gli investigatori avrebbero individuato una serie di società legate agli operatori, utili al “transito e distribuzione” dei fondi illeciti.
Inoltre, emergono presunte partnership interne, scambi irregolari di macchinari e perfino la presenza di hardware per il mining di criptovalute.
Un mix che, se confermato, spingerebbe l’operazione ben oltre il semplice reato informatico.
“Operazione Endpoint”: colpire i punti vitali, non solo le persone
Il nome della missione non è casuale: l’obiettivo dichiarato non era soltanto “arrestare gli autori”, ma chiudere i punti d’accesso, ossia server, domini e canali di monetizzazione.
Una tattica dura, mirata a spezzare l’infrastruttura tecnica più che i volti pubblici.
E almeno in parte ha funzionato: i tre marchi principali sono offline, e il settore IPTV clandestino in Brasile ne sta risentendo.
Ma la guerra è tutt’altro che finita
Come sempre in questo mondo, uno cade e un altro prende il suo posto. Già circolano nuovi domini, nuovi nomi e nuove alternative “di rimpiazzo”.
Alcuni operatori IPTV locali collegano perfino questa operazione a una serie di eventi successi in Argentina, sostenendo che la scomparsa di DezPila, Tyflex e Onlyflix sia dovuta alla loro dipendenza da un unico server centrale ormai neutralizzato.
Vero o no, il risultato è chiaro: l’ecosistema pirata brasiliano è stato colpito al cuore.
Ma non è affatto scomparso.
E il prossimo round è già cominciato.
Ti potrebbe interessare:
Segui guruhitech su:
- Google News: bit.ly/gurugooglenews
- Telegram: t.me/guruhitech
- X (Twitter): x.com/guruhitech1
- Bluesky: bsky.app/profile/guruhitech.bsky.social
- GETTR: gettr.com/user/guruhitech
- Rumble: rumble.com/user/guruhitech
- VKontakte: vk.com/guruhitech
- MeWe: mewe.com/i/guruhitech
- Skype: live:.cid.d4cf3836b772da8a
- WhatsApp: bit.ly/whatsappguruhitech
Esprimi il tuo parere!
Che ne pensi di questa notizia? Lascia un commento nell’apposita sezione che trovi più in basso e se ti va, iscriviti alla newsletter.
Per qualsiasi domanda, informazione o assistenza nel mondo della tecnologia, puoi inviare una email all’indirizzo [email protected].
Scopri di più da GuruHiTech
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.
