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Realtà aumentata contro la pubblicità: arriva l’ad-blocker per il mondo reale

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Addio cartelloni invasivi, slogan martellanti e confezioni sgargianti che cercano disperatamente di attirare la tua attenzione. Il programmatore belga Stijn Spanhove ha sviluppato una delle idee più rivoluzionarie (e controverse) del momento: un’app per occhiali a realtà aumentata capace di bloccare la pubblicità nel mondo reale. Sì, hai capito bene. Un ad-blocker fisico, che cancella letteralmente i messaggi pubblicitari dal tuo campo visivo mentre cammini per strada o fai la spesa.

Il progetto, ancora in fase sperimentale, è stato costruito utilizzando le Snap Spectacles, occhiali a realtà aumentata di Snap Inc., ed è alimentato da Google Gemini, la rete neurale che consente all’applicazione di riconoscere con estrema precisione ogni forma di pubblicità visiva. Il risultato? Tutto ciò che è identificato come “annuncio” viene coperto da un rettangolo rosso che riporta solo una descrizione neutra dell’oggetto. Ad esempio: se davanti a te c’è una pubblicità di una bibita famosa, la vedrai semplicemente indicata come “una lattina di cola”.

Una provocazione tecnologica al marketing visivo

Il lavoro di Spanhove va oltre la semplice trovata geek: è una vera e propria critica sociale all’inquinamento visivo e alla manipolazione pubblicitaria. In un mondo dove siamo bombardati da messaggi promozionali ovunque – dagli schermi del telefono ai supermercati, dai social agli autobus – l’idea di filtrare tutto questo in tempo reale sembra quasi fantascienza. Ma è realtà.

E anche se la tecnologia è ancora acerba, il concetto ha già attirato l’attenzione di esperti, attivisti e appassionati di AR. Lo sviluppatore ha dichiarato di voler perfezionare l’app, sostituendo in futuro il semplice riquadro rosso con immagini personalizzate, paesaggi rilassanti o note testuali più dettagliate, magari utili anche per chi ha problemi di concentrazione o autismo.

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I limiti attuali (e le enormi potenzialità)

Attualmente, il sistema funziona solo con i Snap Spectacles e non è ancora compatibile con dispositivi più potenti come Apple Vision Pro o Oculus Quest. Inoltre, Spanhove ammette che l’intelligenza artificiale può confondere alcuni elementi decorativi o loghi neutri con messaggi pubblicitari, ma è proprio su questi aspetti che si concentra ora il lavoro di ottimizzazione.

È interessante notare come questa tecnologia – se portata a maturazione – potrebbe diventare uno strumento per la salute mentale, aiutando le persone a ridurre gli stimoli inutili, mantenere la concentrazione o semplicemente vivere in un ambiente meno sovraccarico di informazioni artificiali.

Futuro: distopia o liberazione?

In un’epoca in cui le grandi aziende combattono per ogni secondo della nostra attenzione, questa invenzione rappresenta una potenziale rivoluzione culturale. La possibilità di filtrare selettivamente ciò che vogliamo (o non vogliamo) vedere apre scenari affascinanti ma anche inquietanti: siamo davanti a una nuova forma di autonomia visiva, o al rischio di creare bolle percettive ancora più estreme di quelle digitali?

Una cosa è certa: con questo “ad-blocker del mondo reale”, la guerra alla pubblicità ha appena fatto un salto quantico. E non sarà indolore.

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