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Sanzioni UE: Google deindicizza 200 siti di streaming pirata

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A seguito dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, l’Unione Europea ha imposto un divieto a diverse emittenti russe, impedendo loro di trasmettere in qualsiasi stato membro, sia tramite siti web che IPTV. Recentemente, Google ha annunciato la rimozione di oltre 200 siti web che offrono contenuti soggetti a sanzioni europee, una decisione scaturita dall’iniziativa della Lituania.

La decisione della Lituania

Il 18 dicembre 2024, la Commissione Radio e Televisione Lituana (LRTK) ha adottato una delibera per bloccare i siti che forniscono accesso a canali TV russi soggetti a sanzioni. La LRTK ha contattato Google per richiedere la deindicizzazione di questi siti dai risultati di ricerca, con l’obiettivo di migliorare l’efficacia dell’applicazione delle sanzioni.

Il 3 gennaio 2025, Google ha confermato di aver rimosso 201 siti che ospitano contenuti sanzionati. Questo significa che gli utenti che cercano di accedere a questi siti non li troveranno nei risultati di ricerca di Google, rendendo così più difficile l’accesso a tali contenuti.

Implicazioni della rimozione

La lista dei domini rimossi include emittenti specifiche, ma anche numerosi portali che offrono film, serie TV e streaming dal vivo non autorizzati. Sebbene la rimozione di questi siti possa essere vista come una misura per combattere la disinformazione, solleva interrogativi riguardo alla libertà di accesso all’informazione.

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Alcuni dei domini rimossi mostrano configurazioni simili a quelle utilizzate dai siti pirata. Ad esempio, Sputnik news è presente in ben 53 domini completamente qualificati, con subdomini mirati a paesi dell’UE. Questo porta a riflessioni su come l’azione di Google possa influenzare non solo la propaganda russa, ma anche l’accesso a una varietà di contenuti globali.

L’accesso a contenuti equilibrati

Un caso particolare riguarda il portale InternTV, che presenta sia canali russi che contenuti da altre parti del mondo, inclusi canali ucraini. Sebbene alcuni possano vederlo come un mezzo per diffondere propaganda, offre anche una piattaforma che consente una visione più equilibrata rispetto ai media controllati dallo stato russo.

Questa situazione evidenzia la complessità del discorso sulla censura e il controllo dei contenuti. Mentre i governi possono giustificare la loro azione come responsabilità per proteggere i cittadini dalla disinformazione, è fondamentale che le persone abbiano accesso a informazioni diverse e imparziali per formarsi un’opinione informata.

Conclusione

La rimozione di oltre 200 siti di streaming da parte di Google rappresenta un passo significativo nell’applicazione delle sanzioni europee contro la Russia. Tuttavia, la questione del controllo dei contenuti e della libertà di accesso all’informazione resta complessa. In un momento in cui la disinformazione è dilagante, è importante trovare un equilibrio tra la protezione dei cittadini e il diritto di accedere a una varietà di fonti informative.

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