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Serve davvero lo SPID per prenotare il mare in Sardegna? Facciamo chiarezza

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Ogni estate, migliaia di turisti si riversano nelle meravigliose spiagge della Sardegna. Ma quest’anno, una voce ha iniziato a circolare insistentemente online: per accedere ad alcune di queste baie da sogno, servirebbe lo SPID. Una notizia che ha generato caos, proteste e — come spesso accade nel nostro Paese digitale — una buona dose di confusione.
Ma cosa c’è di vero? Davvero non si può più andare al mare senza identità digitale?

La risposta breve è: no, non è obbligatorio avere lo SPID per godersi le spiagge sarde. Ma ci sono delle eccezioni, ed è importante sapere dove si applicano.

Spiagge a numero chiuso: una necessità ambientale, non una crociata contro i bagnanti

Partiamo dalle basi: la Sardegna ospita alcune delle spiagge più belle e fragili d’Europa. Dalla celebre Cala Goloritzé al paradiso turchese di Cala Mariolu, passando per La Pelosa, Cala Luna, Cala Sisine e molte altre, questi luoghi sono tanto iconici quanto vulnerabili.

Negli ultimi anni, per evitare il turismo selvaggio che ha danneggiato i litorali, diversi Comuni sardi hanno introdotto un sistema di prenotazione a numero chiuso. In pratica: un tetto massimo di visitatori al giorno, spesso con un piccolo contributo d’ingresso (dai 3 ai 10 euro), e la prenotazione tramite app, QR code o portali ufficiali.

Il caso Punta Molentis: lo SPID c’è, ma non è obbligatorio

Ed è qui che nasce l’equivoco. A Punta Molentis, splendida cala nel territorio di Villasimius, il sistema di prenotazione online inizialmente richiedeva l’autenticazione tramite SPID. Questo ha scatenato polemiche, soprattutto tra i turisti stranieri o tra coloro che non possiedono lo strumento digitale.

Ma il Comune è poi intervenuto: nessun obbligo di SPID, hanno chiarito. È possibile registrarsi anche con email e password, come su qualsiasi portale.
Insomma, il problema è stato più comunicativo che reale, ma tanto è bastato per far esplodere la notizia sui social e nei gruppi vacanzieri di mezza Italia.

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Quindi serve o no lo SPID per andare al mare?

Facciamo il punto:

  • Lo SPID non è obbligatorio per accedere alla maggior parte delle spiagge sarde a numero chiuso.
  • ⚠️ Solo in alcuni casi specifici, come Punta Molentis, può essere richiesto per semplificare la gestione, ma è sempre disponibile un metodo alternativo (email/password).
  • ⛱️ Le spiagge che richiedono la prenotazione sono numerose e in aumento: Cala Goloritzé, Cala Mariolu, Cala Luna, La Pelosa, Rena Bianca, Cala Brandinchi, Tuerredda, Su Giudeu, Cala Sisine, Cala dei Gabbiani, e altre potrebbero aggiungersi.

Ogni località gestisce le prenotazioni in modo autonomo. Alcune usano app, altre moduli online, altre ancora sistemi QR all’arrivo. Il consiglio è semplice: prima di partire, controlla il sito ufficiale del Comune o della spiaggia. Risparmi tempo, stress e… multe salate.

Un modello da migliorare, non da demonizzare

In un mondo dove la tecnologia semplifica tutto — o almeno dovrebbe — non è assurdo pensare che si possa prenotare una spiaggia come si prenota un cinema.
Il problema nasce quando la burocrazia digitale si scontra con la semplicità che dovrebbe avere un bagno al mare.

Le spiagge a numero chiuso sono una soluzione necessaria per proteggere ecosistemi fragili, ma vanno gestite con equilibrio. E soprattutto, senza trasformare lo SPID in una barriera d’accesso alla natura.

Conclusione: niente panico, solo organizzazione

In sintesi: non serve lo SPID per andare in spiaggia in Sardegna, salvo in casi isolati dove comunque esiste un’alternativa. Ma il messaggio è chiaro: il mare sardo non sarà più accessibile a caso, e chi vuole goderselo dovrà cominciare a programmare con un clic anche il relax sotto l’ombrellone.

E forse, non è nemmeno una brutta notizia.

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