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Spotify aumenta ancora i prezzi: un euro in più al mese e niente Hi-Fi all’orizzonte

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L’abbonamento a Spotify Premium costerà di più. Ancora. A partire dal prossimo rinnovo, milioni di utenti europei – Italia inclusa – dovranno sborsare 11,99 euro al mese, un euro in più rispetto al canone attuale. L’annuncio è ufficiale e segue la stessa linea poco trasparente degli aumenti precedenti: “per continuare a innovare e offrire nuove funzionalità”. Ma quali, di preciso, non è dato saperlo.

Un aumento che sa di déjà-vu

Non è la prima volta che Spotify ritocca i prezzi al rialzo. Già nel 2023 il costo del piano Premium era salito da 9,99 a 10,99 euro. E ora, nel giro di appena due anni, arriva un altro rincaro che porta l’abbonamento mensile a sfiorare i 12 euro. Un incremento che, per molti utenti, inizia a pesare sul portafoglio, soprattutto considerando la concorrenza sempre più agguerrita e i servizi offerti da piattaforme rivali.

Niente Hi-Fi, solo promesse

E mentre Spotify continua ad aumentare i prezzi, resta un grande assente: lo streaming in qualità lossless. Promesso per la prima volta nel lontano febbraio 2021 con il nome di Spotify Hi-Fi, questo piano dedicato agli audiofili non ha mai visto la luce. Un’assenza che inizia a diventare imbarazzante, soprattutto a fronte delle offerte già disponibili su Amazon Music HD, Tidal o Apple Music, che offrono audio ad alta risoluzione senza costi aggiuntivi.

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Non solo in Italia

L’aumento non riguarda solo l’Italia: coinvolge gran parte dei Paesi in cui Spotify è presente, fatta eccezione per gli Stati Uniti. Curiosamente, le prime indiscrezioni su questo rincaro erano emerse già ad aprile, con giugno indicato come mese del possibile debutto. Ora che è diventato ufficiale, resta da capire quanto ancora gli utenti saranno disposti a tollerare aumenti a fronte di promesse non mantenute.

Una strategia che divide

Dietro le scelte di Spotify c’è la volontà – dichiarata, ma mai approfondita – di investire in nuove funzionalità. Ma senza una comunicazione chiara né una roadmap concreta, il rischio è di perdere la fiducia degli utenti più fedeli. Anche perché chi oggi paga per un servizio si aspetta qualità crescente, non semplicemente una tariffa più alta con le stesse caratteristiche di ieri.

Nel frattempo, cresce il malumore tra chi vede nell’aumento dei prezzi l’ennesimo esempio di un trend generalizzato: quello dei servizi in abbonamento che, anno dopo anno, diventano sempre più costosi e meno trasparenti. E Spotify, da leader del settore, non sembra voler invertire la rotta.

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