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Spotify mette all’angolo ReVanced, ma la partita è appena iniziata

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Lo scontro tra Spotify e ReVanced segna un nuovo capitolo nella guerra contro le patch non ufficiali. Il popolare progetto open source, che consente agli utenti Android di aggiungere funzioni extra e sbloccare limitazioni su app come YouTube, Instagram e Reddit, è stato costretto a ritirare la sua patch più discussa: “Unlock Premium” per Spotify.

Una mossa obbligata, arrivata dopo la notifica di rimozione inviata da Spotify a GitHub. Ma attenzione: il team di ReVanced non ha alzato bandiera bianca.

Dall’avviso di rimozione

La resa (momentanea) di ReVanced

Gli sviluppatori hanno confermato di essersi conformati all’avviso per evitare un’escalation legale. Ufficialmente la patch non è più disponibile, ma dietro le quinte si prepara la controffensiva.

“Non siamo d’accordo con le accuse. Stiamo valutando le opzioni legali e consultando GitHub per capire come reagire”, ha dichiarato un portavoce del team.

ReVanced, insomma, prende tempo: niente patch ufficiale per ora, ma la strategia è chiara. Capire se la rimozione sia valida, trovare appigli legali e — se possibile — ribaltare la partita.

Avviso di ReVanced
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DMCA o non DMCA?

La questione è spinosa. Spotify accusa ReVanced di aver prodotto “copie non autorizzate” e opere derivate in violazione del copyright. Ma la difesa è già pronta: la patch non tocca i contenuti, disponibili anche nella versione gratuita dell’app. A cambiare è solo l’esperienza d’uso, con funzioni premium rese accessibili senza abbonamento.

Il nodo, quindi, è capire se l’aggiramento dei sistemi anti-manomissione di Spotify costituisca davvero una violazione del DMCA. Ed è proprio su questo punto che si giocherà la battaglia legale.

GitHub, arbitro o spettatore?

GitHub non è estraneo a queste dispute: in passato ha persino creato un fondo di difesa da 1 milione di dollari per tutelare gli sviluppatori da richieste DMCA ritenute ingiustificate. Resta da vedere se ReVanced potrà beneficiare di questa protezione.

Per ora, la piattaforma ha accolto la richiesta di Spotify e rimosso la patch. Ma la posizione ufficiale sul caso non è ancora chiara.

Una battaglia che ricorda YouTube Vanced

Il déjà-vu è inevitabile. Nel 2022 Google aveva costretto YouTube Vanced a chiudere, spianando la strada proprio a ReVanced. Oggi la storia sembra ripetersi, con Spotify al posto di Google e la stessa dinamica: un colosso del tech contro una community open source decisa a non farsi schiacciare.

E adesso?

La palla è nelle mani di ReVanced. Se deciderà di presentare una contro-notifica, il codice potrebbe tornare online, ma il rischio è quello di un processo vero e proprio.

Gli utenti, intanto, restano col fiato sospeso. La patch ufficiale non c’è più, ma la sensazione è che lo scontro sia solo all’inizio. Perché, come la storia insegna, i progetti “vietati” spesso finiscono per diventare ancora più famosi.

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