Streaming pirata: boom di notifiche di rimozione, ma i dati non tornano

Le notifiche di rimozione per gli streaming sportivi pirata in diretta sono schizzate alle stelle. Nella sola prima metà del 2025 ne sono state inviate oltre 15 milioni, quasi il triplo rispetto agli anni precedenti. Un numero impressionante, che però nasconde un paradosso: mentre gli abbattimenti aumentano, l’efficacia crolla ai minimi storici.
Notifiche a valanga, ma pochi risultati
Il nuovo rapporto di Grant Thornton, realizzato per conto della Live Content Coalition, evidenzia come nel 2024 appena il 19% delle notifiche portasse davvero alla sospensione dei flussi pirata. Nel 2025 la percentuale è scesa addirittura al 5%. Ancora più allarmante: solo il 2,7% dei flussi è stato interrotto entro 30 minuti, un tempo cruciale per lo sport live.
Insomma, milioni di notifiche inviate… e quasi nessun effetto concreto.

Cloudflare nel mirino
Gran parte del crollo dei tassi di successo è legata alla categoria “altri intermediari”, in cui rientrano servizi proxy come Cloudflare. Questi, come noto, non intervengono sui contenuti pirata che non ospitano direttamente, rendendo inefficaci gran parte delle segnalazioni.
Il risultato? Un numero enorme di notifiche viene conteggiato, ma senza possibilità di azione reale.
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C’è poi un altro elemento che non si può ignorare: la metodologia. Il rapporto si basa sui dati di soli dieci titolari di diritti (tra leghe sportive ed emittenti), che hanno il pieno controllo sul volume di notifiche inviate. In altre parole, i numeri potrebbero crescere anche solo perché le aziende hanno deciso di aumentare gli sforzi di segnalazione, non necessariamente perché la pirateria sia davvero esplosa.

Un sospetto confermato dal caso LaLiga, che in un comunicato ha inizialmente parlato di “pirateria in aumento”, salvo poi correggere il tiro poche ore dopo: i numeri record sarebbero dovuti in realtà al miglioramento delle tecniche di rilevamento, non a una crescita della pirateria stessa.
Un gioco di interpretazioni
Questo cambio di narrativa mette in luce il punto centrale: i dati non misurano l’andamento reale della pirateria, ma piuttosto la strategia dei titolari di diritti, che hanno tutto l’interesse a dipingere la situazione come un’emergenza. Perché? Per spingere l’UE a introdurre normative più dure e interventi più rapidi contro lo streaming pirata.
Pirateria in crescita o rilevamenti potenziati?
Alla fine, l’unica certezza è che nella prima metà del 2025 sono state inviate molte più notifiche di rimozione rispetto al passato. Ma il perché dipende da chi lo racconta:
- Per i titolari dei diritti, la pirateria è inarrestabile e servono leggi più severe.
- Per un’analisi critica, invece, si tratta soprattutto di un aumento delle rilevazioni e delle segnalazioni, non dei flussi pirata reali.
Il dato, insomma, è un’arma a doppio taglio: può sostenere la narrazione dell’“allarme pirateria” oppure quella di un sistema di monitoraggio sempre più capillare. In entrambi i casi, resta una certezza: milioni di notifiche non bastano a fermare il fenomeno.
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