Suno e Udio contro la RIAA: la battaglia legale che può decidere il futuro del fair use

Il mondo della musica e dell’intelligenza artificiale è sull’orlo di un terremoto giuridico.
Le piattaforme Suno e Udio, note per la creazione di musica generata dall’IA, hanno lanciato un chiaro segnale d’allarme: se la RIAA dovesse vincere la causa contro Yout.com, il principio stesso del fair use rischierebbe di essere compromesso — con effetti devastanti per l’intero ecosistema digitale e creativo.
Il caso Yout contro RIAA: il precedente che spaventa le IA musicali
Tutto è iniziato con la battaglia tra Yout.com, un popolare servizio di ripping da YouTube, e la Recording Industry Association of America (RIAA).
La RIAA accusa Yout di violare le leggi anti-elusione del Digital Millennium Copyright Act (DMCA), sostenendo che il servizio aggiri le protezioni di YouTube per consentire il download non autorizzato di musica e video.
Dopo cinque anni di cause, il tribunale ha dato ragione alla RIAA: Yout, secondo la corte, ha effettivamente aggirato le protezioni digitali di YouTube.
Il fondatore di Yout, Johnathan Nader, ha però fatto ricorso alla Corte d’Appello, sostenendo che il suo software non infrange alcuna norma e che si limita a consentire l’uso legittimo dei contenuti liberamente accessibili.
Ed è qui che entrano in gioco Suno e Udio.
Suno e Udio in difesa del fair use
Le due startup, citate a loro volta in giudizio dalla RIAA per presunte violazioni del copyright, hanno deciso di presentare una memoria amicus curiae a sostegno di Yout.
Il motivo? Una sentenza sfavorevole potrebbe minare la loro intera difesa legale.
Secondo la RIAA, Suno e Udio avrebbero “copiato milioni di tracce musicali da YouTube” per addestrare i propri modelli di intelligenza artificiale — un’accusa pesantissima, che richiama direttamente le tecniche di “stream ripping” oggetto del caso Yout.
Le aziende, però, si difendono sostenendo che il loro utilizzo dei brani rientra nel fair use, ovvero l’uso lecito e trasformativo di materiale protetto da copyright per scopi di ricerca, analisi o innovazione.

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Il nodo centrale della disputa ruota attorno alla distinzione tra controlli di accesso e controlli di copia stabilita dal DMCA.
- I controlli di accesso limitano l’ingresso ai contenuti protetti (ad esempio, un paywall).
- I controlli di copia, invece, impediscono la duplicazione di un contenuto già accessibile.
Secondo Suno e Udio, la misura di YouTube non è un controllo di accesso, ma di copia — e il fair use dovrebbe quindi permettere la sua elusione in determinati casi.
Vietare ogni forma di elusione, sostengono, significherebbe dare ai detentori dei diritti il potere di bloccare completamente la creatività e la ricerca, rendendo impossibile l’uso trasformativo delle opere digitali.
Una posta in gioco enorme per l’intelligenza artificiale
Le due aziende non stanno solo difendendo sé stesse: stanno difendendo un principio che riguarda tutti i modelli di intelligenza artificiale.
Se la Corte d’Appello dovesse confermare la decisione della RIAA, verrebbe aperta la strada a un controllo molto più rigido sull’uso dei dati online per l’addestramento delle IA — un tema che tocca anche giganti come OpenAI, Meta, Anthropic e Google.
Le ultime sentenze sui casi Anthropic (Claude) e Meta (LLaMA) hanno confermato il fair use come “uso trasformativo”, ma con condizioni stringenti. Se la RIAA riuscisse a smontare questa difesa, l’effetto domino potrebbe essere devastante per l’intera industria dell’AI generativa.
Fair use o fine della creatività?
Per Suno e Udio, questa battaglia va oltre il copyright musicale: è una questione di principio.
Nella loro dichiarazione ufficiale, affermano che la sentenza Yout contro RIAA “mette a rischio la dottrina del fair use, interpretando in modo errato le disposizioni del DMCA e aprendo la strada a un controllo eccessivo sul software e sulla creatività digitale”.
In altre parole, se vincerà la RIAA, ogni sistema di intelligenza artificiale potrebbe essere costretto a pagare licenze preventive per utilizzare dati pubblicamente accessibili — con conseguenze enormi per l’innovazione, la ricerca e la libertà di espressione online.
Conclusione: un verdetto che farà storia
La decisione della Corte d’Appello non riguarda solo Yout, ma il futuro stesso del fair use nell’era dell’intelligenza artificiale.
Suno e Udio si sono schierate non solo per difendere il proprio business, ma anche per preservare il diritto di ogni sviluppatore di creare, analizzare e innovare utilizzando il patrimonio digitale disponibile pubblicamente.
Se la loro battaglia dovesse fallire, potremmo assistere alla nascita di un web più chiuso, più controllato — e meno libero.
Un web in cui persino la creatività delle macchine dovrà chiedere il permesso.
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