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Telegram pronto a lasciare l’UE per proteggere la privacy degli utenti

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Pavel Durov, fondatore di Telegram, ha espresso una ferma opposizione alle recenti iniziative delle autorità francesi e della Commissione Europea volte a introdurre un accesso nascosto ai messaggi privati degli utenti sulle piattaforme di messaggistica. Con toni decisi, Durov ha dichiarato che Telegram preferirebbe ritirarsi dal mercato piuttosto che compromettere la privacy dei suoi utenti cedendo a tali richieste.

Il vibrante intervento di Durov, pubblicato sui suoi canali social, fa luce su una crescente pressione normativa. Come evidenziato nel suo post, il mese scorso la Francia ha seriamente considerato di limitare la crittografia nei servizi di messaggistica. Il Senato francese aveva approvato un disegno di legge che avrebbe imposto alle app di messaggistica l’installazione di una “backdoor”, un varco segreto che avrebbe consentito alle forze dell’ordine di accedere alle conversazioni private degli utenti. Sebbene l’Assemblea Nazionale abbia successivamente respinto tale proposta, la polizia di Parigi è tornata recentemente a esprimere il proprio sostegno a questa controversa misura. Parallelamente, la Commissione Europea ha avanzato questo mese una proposta simile, alimentando ulteriormente le preoccupazioni sulla protezione della privacy online.

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Durov ha argomentato con forza l’impossibilità tecnica di garantire un accesso “esclusivo” alla backdoor per le sole forze dell’ordine. Secondo il fondatore di Telegram, un simile meccanismo di sorveglianza, una volta implementato, diventerebbe inevitabilmente vulnerabile e potrebbe essere sfruttato da una vasta gamma di soggetti maleintenzionati, da agenzie governative straniere a sofisticati gruppi di hacker. Il risultato sarebbe una compromissione su vasta scala della privacy di tutti gli utenti, esponendo le loro comunicazioni più intime a potenziali abusi.

Durov ha inoltre sottolineato come tali misure non rappresenterebbero una soluzione efficace nella lotta alla criminalità. A suo parere, i criminali, consapevoli di tale vulnerabilità, si sposterebbero semplicemente su piattaforme di messaggistica meno popolari e quindi meno soggette a scrutinio, vanificando di fatto lo scopo dichiarato delle backdoor.

Il leader di Telegram ha rivendicato con orgoglio la ferma politica di protezione della privacy adottata dalla sua piattaforma nei suoi dodici anni di esistenza, sottolineando come nessun singolo byte di messaggio personale sia mai stato divulgato. In questo modo, l’azienda si impegna a rispettare il Regolamento sui servizi digitali (DSA) dell’Unione Europea, che pone l’accento sulla protezione dei dati degli utenti. Durov ha precisato che, in ottemperanza a ordini del tribunale validi, Telegram si limita a fornire gli indirizzi IP e i numeri di telefono di individui sospettati di gravi reati, ma si rifiuta categoricamente di consegnare il contenuto delle loro conversazioni private.

La posizione di Pavel Durov è chiara e inequivocabile: Telegram preferirebbe abbandonare il mercato europeo piuttosto che tradire la fiducia dei suoi utenti e compromettere il principio fondamentale della privacy attraverso l’implementazione di backdoor. Questa presa di posizione netta pone un interrogativo cruciale sul futuro della messaggistica sicura in Europa e sul delicato equilibrio tra sicurezza pubblica e diritti individuali nell’era digitale.

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