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Twitter e FBI: un patto segreto per la censura? Le accuse di Musk

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Elon Musk, proprietario di Twitter e figura di spicco nel mondo dei veicoli elettrici, ha recentemente rilasciato dichiarazioni che sollevano dubbi sulla collaborazione tra Twitter e l’FBI.

Secondo Musk, prima del suo acquisto, Twitter aveva un portale speciale accessibile all’FBI che permetteva di cancellare automaticamente le comunicazioni con la piattaforma dopo due settimane.

Musk definisce questo portale una “violazione del Freedom of Information Act (FOIA)”, e sostiene che le attività dell’FBI su Twitter prima del suo arrivo potrebbero essere illegali, in quanto non è ammissibile “cancellare le cose in modo ordinato dopo due settimane”.

Le affermazioni di Musk sono state rilasciate durante un’intervista al podcast Texas Lindsay, in cui si è discusso di censura online e del ruolo del governo degli Stati Uniti.

Musk afferma che la censura proviene da diverse agenzie governative, tra cui il Dipartimento di Stato, l’FBI e la Homeland Security.

Egli non ha dettagli sul contenuto del portale dell’FBI, in quanto le informazioni sono state cancellate.

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Inoltre, Musk ha rivelato l’esistenza di un’agenzia poco conosciuta all’interno del Dipartimento di Stato, che potrebbe essere stata il “singolo peggiore trasgressore” in termini di censura, con oltre 250.000 account sospesi su sua richiesta.

Questa agenzia, chiamata Global Engagement Center, ha inviato richieste di censura così ampie da includere erroneamente anche account di un giornalista della CNN e di un politico canadese.

Le rivelazioni di Musk si aggiungono a quelle emerse dai “Twitter Files”, pubblicati alla fine del 2022 e inizio del 2023. Questi documenti mostrano l’ampia collaborazione tra Twitter e diverse agenzie governative in materia di censura.

Un caso emblematico è quello dell’operazione “hack and dump” relativa a Hunter Biden, condotta da ex agenti dell’FBI in collaborazione con dirigenti di Twitter nel 2020.

Le rivelazioni di Musk hanno acceso un acceso dibattito online, con alcuni che chiedono azioni legali contro i responsabili e altri che criticano la censura in sé, indipendentemente da chi la attua.

La vicenda solleva questioni urgenti sulla libertà di parola nell’era dei social media e sul ruolo del governo nel controllo delle informazioni online.

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