Un algoritmo AI prevede i crimini con una settimana di anticipo

Un algoritmo che prevede i crimini con una settimana di anticipo
Un nuovo modello predittivo sviluppato dall’Università di Chicago ha dimostrato di poter prevedere con una precisione del 90% i crimini futuri in otto città statunitensi, tra cui Chicago, Atlanta, Los Angeles e San Francisco. Il sistema, basato su intelligenza artificiale e apprendimento automatico, analizza i dati pubblici sui crimini violenti e contro il patrimonio, rilevando modelli temporali e geografici.
Oltre la fantascienza: Minority Report è già qui
Nel 2002 il film “Minority Report” immaginava un futuro in cui i crimini venivano sventati prima che accadessero. Oggi quel futuro è più vicino di quanto si pensi. Anche se il nuovo algoritmo non è infallibile (ha un margine di errore del 10%), rappresenta una svolta importante nel modo in cui affrontiamo la criminalità urbana.

Un sistema imparziale? Non proprio
Accanto al modello predittivo, i ricercatori hanno analizzato anche la risposta delle forze dell’ordine. I risultati sono inquietanti: i quartieri più ricchi ricevono più attenzione e arresti, mentre quelli più poveri vengono trascurati, nonostante i tassi di criminalità simili. Questo evidenzia un pregiudizio sistemico nella distribuzione delle risorse di polizia.
Una mappa predittiva in alta risoluzione
Il sistema divide la città in aree di circa 300 metri quadrati e rileva i punti caldi potenziali, senza basarsi sui confini amministrativi tradizionali, spesso influenzati da distorsioni socio-politiche. Questo approccio consente una previsione molto più precisa e flessibile.

I limiti dell’approccio classico
I precedenti strumenti predittivi si basavano su modelli epidemici o sismici che considerano il crimine come un fenomeno che si propaga. Tuttavia, questi modelli non tengono conto della complessa rete sociale urbana. Il nuovo sistema, invece, prende in considerazione anche le reti di trasporto e le connessioni socioeconomiche tra aree diverse.
Un gemello digitale delle città
Secondo Ishanu Chattopadhyay, autore principale dello studio, l’algoritmo crea un vero e proprio “gemello digitale” dell’ambiente urbano. Inserendo i dati storici, è possibile simulare l’evoluzione futura del crimine e studiare l’impatto di diverse politiche di intervento. Tuttavia, avverte: il sistema non va usato per intensificare la sorveglianza nei quartieri più a rischio, ma come strumento strategico per riformare la sicurezza urbana.
Uno strumento potente, ma da usare con cautela
L’intelligenza artificiale può rivoluzionare il modo in cui affrontiamo il crimine, ma non è una bacchetta magica. Va integrata con politiche sociali inclusive e con una riflessione critica sull’uso delle tecnologie nei contesti urbani. Solo così potrà diventare un alleato, e non un’arma, per il futuro delle nostre
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