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Un’app israeliana “fantasma” trovata negli smartphone Samsung: cosa sta succedendo?

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Una piccola scoperta fatta dagli utenti Samsung sta facendo molto rumore: sugli smartphone del colosso coreano sarebbe presente un’app misteriosa, non rimovibile e con privilegi di sistema, sviluppata da una società israeliana.
A lanciare l’allarme è PhoneArena, che ha analizzato il comportamento dell’applicazione incriminata: AppCloud.

Il problema? Nessuno l’ha mai chiesta. Nessuno può disinstallarla. E soprattutto, Samsung non ha spiegato con chiarezza cosa faccia davvero.

AppCloud: un’app che non puoi rimuovere e che continua a funzionare anche quando la disattivi

Secondo quanto riportato, AppCloud è sviluppata da ironSource, azienda israeliana poi confluita nell’americana Unity.
Fin qui nulla di strano, se non fosse che:

  • l’app è preinstallata e non può essere rimossa senza invalidare la garanzia
  • anche disattivandola nelle impostazioni, alcuni suoi processi continuano a girare
  • dopo ogni aggiornamento di One UI, torna automaticamente attiva

Una presenza silenziosa ma costante, che ha iniziato a preoccupare parecchi utenti.

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Accesso a dati biometrici e posizione: tanta raccolta dati, poca trasparenza

Il punto più inquietante riguarda i dati accessibili all’app.
Secondo PhoneArena, AppCloud può leggere:

  • informazioni biometriche, incluse le impronte digitali
  • indirizzo IP
  • geolocalizzazione in tempo reale

…tutto questo senza chiedere alcuna autorizzazione esplicita all’utente.

Non è finita: la piattaforma avrebbe anche la capacità tecnica di installare software non verificato in background, un dettaglio che ha inevitabilmente fatto scattare l’allarme in più paesi.

Spionaggio? Forse no. Ma la mancanza di trasparenza è un problema reale

Gli esperti invitano alla calma: AppCloud, con ogni probabilità, non è spyware, bensì una piattaforma di marketing avanzato pensata per analizzare il comportamento degli utenti e suggerire applicazioni.
Nulla di nuovo nel mondo degli smartphone… se non fosse per il modo in cui la funzione è stata implementata.

La totale assenza di una spiegazione chiara da parte di Samsung — e il fatto che l’app non compaia nemmeno nella documentazione ufficiale — sta creando una tempesta di sospetti. Al punto che diversi paesi hanno già chiesto chiarimenti formali all’azienda.

Una cosa è certa: in un periodo storico in cui la privacy è diventata un terreno minato, trovare un’app invisibile, non rimovibile e con accesso ai dati biometrici non è esattamente il tipo di sorpresa che un utente vuole avere sul proprio smartphone.

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