Verifica dell’età obbligatoria sui social in Mississippi: tutela dei minori o censura digitale?

Una corte d’appello federale ha autorizzato il Mississippi ad applicare una nuova legge che obbliga tutti gli utenti dei social media a verificare la propria età prima di accedere alle piattaforme. Dietro la misura, ufficialmente pensata per proteggere i più giovani da predatori online e contenuti pericolosi, si apre una feroce battaglia tra libertà individuali, privacy e controllo governativo.
Il provvedimento, chiamato “Walker Montgomery Protecting Children Online Act”, prende il nome da una ragazza del Mississippi che si sarebbe tolta la vita dopo un caso di sextortion su Instagram. La legge, presentata dalla deputata repubblicana Jill Ford, impone verifiche obbligatorie tramite documenti o altre forme di identificazione sicura per accedere a qualsiasi social network.
Una legge contestata fin dal principio
Il provvedimento, inizialmente bloccato nel 2024 per dubbi sulla sua costituzionalità, è stato riabilitato dalla Corte d’appello del Quinto Circuito, che ha ribaltato la decisione del tribunale di grado inferiore. Secondo i giudici, si tratta di “obblighi modesti” pensati per proteggere i giovani da rischi reali come abusi, estorsioni sessuali, incitamento all’autolesionismo e altro ancora.

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Ma non tutti sono d’accordo. Il NetChoice Litigation Center, che rappresenta l’industria digitale, ha definito la decisione pericolosa e profondamente sbagliata. Secondo i legali dell’organizzazione, imporre la verifica dell’identità su internet equivale a minare la privacy degli utenti e limitare la libertà di parola.
“Una legge incostituzionale non proteggerà nessuno”, ha dichiarato Chris Marchese, direttore del centro.
“Il governo del Mississippi vuole decidere chi può accedere a internet, violando il Primo Emendamento.”
Famiglie, esperti e aziende divise
I sostenitori della legge ritengono che filtrare l’accesso ai social media in base all’età possa ridurre fenomeni come ansia, depressione e dipendenza digitale tra i più giovani. Ma per i critici, questa è una scorciatoia pericolosa, che apre la strada a un controllo statale su larga scala e rischia di bloccare anche l’accesso a contenuti educativi e legittimi.
Il dibattito si fa sempre più acceso, soprattutto in un contesto in cui diversi stati americani stanno valutando leggi simili. Chi deve decidere cosa è sicuro per i minori? I genitori o lo Stato?
Il Mississippi ha fatto la sua scelta. Ma la battaglia legale è tutt’altro che finita.
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