Addio a X: i VIP di propaganda abbandonano il social di Musk
A seguito delle recenti elezioni americane vinte da Trump e in risposta alla presunta “influenza negativa” di Elon Musk, The Guardian ha annunciato un boicottaggio della piattaforma di social media X (ex Twitter). Il trend è stato seguito anche da svariati personaggi famosi di tutto il mondo, tra i quali spiccano i canti italiani Piero Pelù ed Elio e le storie tese e l’attore Alessandro Gassman. Chissà come mai J Ax, non si è ancora espresso.
Questa decisione segna un passo significativo per il social media di Elon Musk, che in questo momento probabilmente si starà strappando i capelli per la disperazione. Sicuramente!
La dichiarazione di The Guardian
Mercoledì, The Guardian ha pubblicato una lettera ai lettori intitolata “Perché il Guardian non pubblica più su X”, in cui ha annunciato che non condividerà più contenuti sui suoi account ufficiali. “I vantaggi di essere su X non superano più gli svantaggi”, ha affermato il quotidiano, citando i “contenuti inquietanti” che vengono promossi sulla piattaforma.
Con l’aumento di “teorie cospirazioniste di estrema destra e razzismo”, The Guardian ha concluso che “X è diventata una piattaforma mediatica tossica”, e ha criticato Musk per aver utilizzato la sua influenza per modellare il discorso politico. La pubblicazione sembra intenzionata a distaccarsi da questa piattaforma, felice di non essere più soggetta “ai capricci degli algoritmi dei giganti dei social media”.
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L’influenza di Musk sulle elezioni
The Guardian ha evidenziato in particolare l’impatto di Musk su X e sulle elezioni. Secondo un rapporto del Center for Countering Digital Hate, dopo il suo sostegno ufficiale a Donald Trump, i post politici di Musk hanno accumulato 17,1 miliardi di visualizzazioni. Questo numero è comparabile a quanto una campagna politica spenderebbe in pubblicità , stimato intorno ai 24 milioni di dollari.
I post di Musk hanno raggiunto una vasta audience, spesso promossi tra utenti non politici, influenzando negativamente l’opinione pubblica. Almeno 87 post sono stati identificati come contenenti informazioni “false o fuorvianti”, accumulando 2 miliardi di visualizzazioni senza alcun controllo dei fatti interno da parte della piattaforma.
The Guardian probabilmente avrà dimenticato i miliardi spesi nel 2008 dal signor Mark Zuckerberg, per sostenere la campagna elettorale di Barack Obama.
Un ambiente tossico
Secondo The Guardian inoltre, nonostante Musk affermi di promuovere la libertà di espressione, X ha visto un drammatico aumento dei discorsi d’odio dall’acquisizione di Musk. Alcune ricerche avrebbero rivelato un vertiginoso incremento delle parolacce e degli insulti omofobi, oltre ad un raddoppio dei tweet antisemiti.
Ma non è proprio questa la libertà di parola? 🤔
Il fallimento dei fact checker
La rapida diffusione di disinformazione è stata aggravata dalla decisione di Musk di dissolvere il dipartimento Trust and Safety di Twitter, che era responsabile della verifica dei fatti. Questo è stato sostituito da “Community Notes“, un sistema che delega la verifica a utenti approvati, privi di formazione adeguata. Interviste a collaboratori di Community Notes hanno rivelato che il sistema è considerato “inadeguato” nel contrastare quella che ormai viene definita “disinformazione”. Peccato solo che per disinformazione ormai il mainstream intende tutto ciò che non segue i dettami delle propagande governative. Ma che peccato!
Conclusione
X non è un social network di stato! Su X puoi dire quello che pensi, pubblicare notizie contrarie alla propaganda governativa e non devi avere paura di essere bannato se esprimi la tua opinione. Insomma su X puoi sentirti libero di dire la verità , senza ricevere continue notifiche di violazioni delle ridicole policy tipiche delle piattaforme di Meta.
Sì, con questa rimozione di profili propagandistici, X diventerà senza dubbio una piattaforma social più sana. Ci mancherete! 😘
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