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Agcom diffida DAZN per segnalazioni errate su Piracy Shield

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L’Autorità garante delle comunicazioni (Agcom) ha emesso una diffida ufficiale contro DAZN a seguito di segnalazioni errate sulla piattaforma anti-pirateria Piracy Shield. Questa piattaforma è progettata per oscurare automaticamente, entro 30 minuti dalla segnalazione, gli indirizzi IP coinvolti nella trasmissione non autorizzata di eventi sportivi. La decisione di Agcom è stata presa dopo un blocco di quasi sei ore che ha colpito una content delivery network (CDN) di Google, impedendo l’accesso a Google Drive.

In una nota, Agcom ha spiegato che il Consiglio, in una riunione recente, ha preso atto di una relazione tecnica riguardante l’errore di segnalazione relativo a Google Drive. La diffida impone a DAZN, in qualità di segnalatore accreditato su Piracy Shield, di garantire un’accurata e rigorosa presentazione delle istanze di blocco. Fonti indipendenti consultate da Wired hanno rivelato che non è la prima volta che DAZN presenta segnalazioni errate. Nonostante le richieste di commento, DAZN non ha risposto.

La diffida di Agcom serve anche a proteggere l’ente da eventuali ricorsi da parte di Google. Agcom ha invitato Google a iscriversi a Piracy Shield, con l’astensione al voto della commissaria Elisa Giomi. Alla luce delle nuove normative, l’Autorità ha sollecitato anche i fornitori di servizi internet e i motori di ricerca a registrarsi sulla piattaforma, un processo complicato che potrebbe coinvolgere operatori anche da paesi lontani.

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Il Consiglio di Agcom ha respinto la proposta della commissaria Giomi, che chiedeva la sospensione dell’attività di Piracy Shield. Allo stesso tempo, il commissario Antonello Giacomelli non ha partecipato alle votazioni, evidenziando le tensioni interne sull’efficacia della piattaforma. Dall’inizio del 2024, Piracy Shield ha disabilitato 25.000 nomi di dominio e oltre 7.000 indirizzi IPv4, ma ora ci sono dubbi sulla coesione del progetto.

Diversi esperti, tra cui il docente di sicurezza informatica Stefano Zanero, hanno messo in discussione l’efficacia del meccanismo di blocco degli IP. Tuttavia, Agcom continua a sostenere l’iniziativa, supportata anche dal governo. Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha dichiarato in un recente question time che “la piattaforma funziona” e ha esortato tutti i soggetti coinvolti a collaborare per migliorare la situazione.

Urso ha sottolineato l’importanza di creare una white list di risorse internet che non debbano essere bloccate, ma ha riconosciuto che attualmente solo 11.000 elementi sono stati inclusi in queste liste. Gli operatori che desiderano evitare che i loro siti vengano erroneamente segnalati dovranno iscriversi a queste white list, un processo che non è aperto a tutti e che potrebbe risultare estremamente complesso.

Per il momento, solo 62 entità, tra cui grandi aziende e rappresentanti dei fornitori di servizi internet, hanno avuto accesso alla white list. Ciò solleva interrogativi su come le piccole e medie imprese possano partecipare a questo sistema.

Giulia Pastorella, parlamentare di Azione, ha criticato la risposta del governo, affermando che l’attuale approccio presuppone la colpevolezza di tutti i siti web. Ha concluso che, se questa è l’unica soluzione proposta, la piattaforma Piracy Shield dovrebbe essere chiusa.

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