Allarme Dengue: la nuova “pandemia” e il business dei vaccini

La febbre Dengue, ribattezzata “febbre spaccaossa” per i forti dolori che provoca, è diventata il nuovo spauracchio sanitario. Le autorità statunitensi lanciano l’allarme: casi in aumento alle Hawaii, in Florida e in California. Il CDC parla di oltre 2.700 infezioni già registrate nel 2025. E come sempre, alla paura segue il mantra: serve un vaccino.
Epidemia reale o narrativa pandemica?
Alle Hawaii si contano 12 casi dall’inizio dell’anno, quasi come l’intero 2024. A livello nazionale, Porto Rico guida la classifica con oltre 2.100 infezioni. Il virus, trasmesso dalla zanzara Aedes aegypti, è noto da decenni: provoca febbre alta, dolori articolari, mal di testa, eruzioni cutanee e nei casi più gravi può degenerare in shock emorragico. Senza cure, la mortalità può arrivare al 13%, ma con terapie di supporto (soprattutto reintegrazione di liquidi) il tasso scende sotto l’1%.
Eppure, l’allarme mediatico cresce a dismisura, come se la malattia fosse appena stata scoperta.

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Il nodo dei vaccini: tra rischi e affari miliardari
Il primo vaccino, Dengvaxia, è stato approvato nel 2016 ma si è rivelato un’arma a doppio taglio: nei non infetti aumentava il rischio di forme gravi della malattia. Tanto che il produttore, Sanofi Pasteur, ha interrotto la produzione per scarsa domanda. Le ultime scorte si esauriranno entro il 2026.
Un nuovo vaccino, Qdenga, è arrivato nel 2022 e può essere somministrato anche ai bambini dai 4 anni. Ma la sua diffusione globale resta limitata. Nel frattempo, le autorità sanitarie non smettono di ricordare che repellente, zanzariere e aria condizionata restano armi più efficaci ed economiche.
Bill Gates e la profezia delle “nuove pandemie”
Ogni volta che scoppia un’emergenza sanitaria, torna puntuale la voce di Bill Gates. Dai palchi dei TED Talk agli incontri con l’OMS, il fondatore di Microsoft ha sempre sottolineato come le pandemie siano una minaccia da cui “difendersi” attraverso campagne vaccinali globali.
Ma la domanda che molti si pongono è un’altra: perché ogni nuova emergenza sanitaria si traduce in opportunità miliardarie per Big Pharma e per le fondazioni che finanziano vaccini? Nel caso della Dengue, come già visto per il Covid, il rischio è che la paura diventi il carburante perfetto per trasformare un problema sanitario circoscritto in un affare globale.
Tra cambiamento climatico e geopolitica sanitaria
Gli esperti collegano la diffusione della Dengue al cambiamento climatico: le temperature più alte allargano l’habitat delle zanzare. Ma ridurre tutto a “colpa del clima” appare riduttivo. La vera partita si gioca sul controllo narrativo delle epidemie e sulla gestione dei farmaci e dei vaccini.
In questo contesto, i nomi sono sempre gli stessi: OMS, CDC, NIH e naturalmente i grandi “filantropi” che da anni finanziano la ricerca in cambio di un’influenza politica e mediatica senza precedenti.
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