Android 16 introduce l’assistente AI che ti legge nel pensiero

Android 16 si prepara a cambiare per sempre il modo in cui interagiamo con lo smartphone. Un gruppo di appassionati ha scavato nel codice dell’ultima build di test del sistema operativo, svelando l’esistenza di un nuovo assistente basato sull’intelligenza artificiale: Magic Cue. Ma la domanda sorge spontanea: si tratta di un comodo alleato o di un sofisticato strumento di sorveglianza?
Un AI che osserva tutto… in tempo reale
Magic Cue promette di essere l’assistente più proattivo mai integrato in Android. Non attende un comando vocale o una richiesta dell’utente: monitora attivamente ciò che accade sullo schermo e propone automaticamente suggerimenti o azioni contestuali.
Secondo quanto emerso dal codice, l’assistente sarà in grado di:
- Leggere i contenuti delle app più usate (Gmail, Google Calendar, Messaggi, Foto, Chrome, ecc.)
- Riconoscere contesti e abitudini dell’utente
- Suggerire risposte o estrarre dati utili (ad esempio, il numero di un volo da un’email)
- Offrire link, prodotti o luoghi in base agli interessi personali
Tutto questo senza che l’utente debba chiedere nulla.

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Comodità o invasione della privacy?
Sulla carta, Magic Cue sembra il sogno di ogni multitasker. Immagina di ricevere un messaggio che ti chiede l’indirizzo di spedizione, e che il tuo smartphone lo recuperi e lo mostri istantaneamente, senza nemmeno dover cercare.
Ma il rovescio della medaglia è evidente: per essere così “intelligente”, Magic Cue deve avere accesso continuo e profondo alle informazioni personali. Anche se Google afferma che i dati verranno elaborati localmente e non inviati online, il livello di sorveglianza è potenzialmente enorme.
Il firmware include infatti messaggi che avvisano l’utente al primo avvio:
“Utilizziamo l’intelligenza artificiale per suggerire informazioni e azioni pertinenti a ciò che fai sullo schermo.”
Quando arriva e su quali dispositivi?
Non è ancora chiaro se Magic Cue sarà incluso nella versione definitiva di Android 16, né quali smartphone lo supporteranno inizialmente. Tuttavia, vista la sua integrazione profonda con l’ecosistema Google, è probabile che i primi a riceverlo saranno i dispositivi Pixel.
Un’innovazione che può semplificare la vita, certo, ma che apre anche nuovi interrogativi sulla privacy digitale. Siamo pronti per uno smartphone che ci legge (letteralmente) nel pensiero?
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