Apple non gradisce i leak su iOS 26: denunciato l’insider Jon Prosser

Il mondo dei leak tecnologici potrebbe non essere più lo stesso. Apple ha deciso di alzare il tiro, e lo ha fatto nel modo più clamoroso: trascinando in tribunale Jon Prosser, uno dei volti più noti della scena, insieme a Michael Ramacciotti. L’accusa? Furto di segreti industriali legati a iOS 26, il nuovo sistema operativo presentato ufficialmente solo a giugno.
Quando un leak è troppo preciso
Tutto è partito da una serie di video pubblicati tra gennaio e aprile, in cui Prosser anticipava con incredibile precisione l’interfaccia “Liquid Glass”, le modifiche alle app Fotocamera e Messaggi e altri dettagli che solo un insider avrebbe potuto conoscere. Quelle che sembravano semplici ricostruzioni si sono rivelate fedeli al prodotto finale, al punto da attirare l’attenzione — e la furia — di Cupertino.
E Apple non è rimasta a guardare.
Il cuore dell’accusa: un iPhone “rubato”
Secondo il documento depositato in tribunale il 17 luglio e rivelato da MacRumors, la fonte dei leak sarebbe stato un iPhone di sviluppo affidato a un dipendente Apple: Ethan Lipnik. Un amico di vecchia data di Ramacciotti. La ricostruzione di Apple è degna di un film di spionaggio.
Ramacciotti avrebbe spiato le abitudini di Lipnik, usato il suo telefono personale per localizzarlo, e approfittato della sua assenza per accedere fisicamente al prototipo. Il tutto culminato in una videochiamata FaceTime con Prosser, durante la quale sarebbero stati mostrati i contenuti del dispositivo, registrati e poi diffusi pubblicamente.
Un passaggio chiave dell’accusa è che Prosser avrebbe promesso un compenso per questa “soffiata”.
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Apple: danni e stop alla divulgazione
Apple non si è limitata a chiedere un risarcimento. Ha richiesto un’ingiunzione legale per impedire a Prosser e Ramacciotti di diffondere ulteriori segreti commerciali. Il timore è che quell’iPhone contenesse molto più di quanto rivelato finora.
E Lipnik? Anche se non avrebbe partecipato direttamente alla sottrazione dei dati, è stato licenziato per negligenza, per non aver protetto adeguatamente il dispositivo e non aver segnalato l’intrusione.
Prosser si difende: “Non ho cospirato con nessuno”
La risposta di Jon Prosser non si è fatta attendere. In un post sui social, ha negato categoricamente di aver avuto accesso a password o dispositivi:
“Non è andata così dal mio punto di vista. Ho tutte le prove. Non ho cospirato per accedere a nessun telefono e non avevo password.”
Un modo per smarcarsi da ogni responsabilità diretta. Ma basterà?
Una mossa che può cambiare tutto
Questa causa potrebbe segnare un punto di svolta per l’intero ecosistema dei leak. Fino a oggi, i leaker camminavano su una linea sottile tra giornalismo tecnologico e violazione di segreti industriali. Ma Apple ha deciso di tracciare un confine netto, mettendo a rischio chiunque voglia diffondere in anteprima informazioni riservate.
Non è la prima volta che Cupertino combatte le fughe di notizie. Ma è la prima volta che lo fa in modo così diretto e pubblico contro un volto noto. Prosser non è uno qualunque: è un personaggio influente, seguito e spesso creduto. E proprio questo potrebbe essere il messaggio che Apple vuole mandare.
Leak addio?
Se la causa avrà esito favorevole per Apple, potrebbe creare un precedente pesantissimo. Da un lato, le aziende tech saranno incoraggiate a proteggere i propri segreti con misure più aggressive. Dall’altro, gli insider potrebbero sparire, per paura di finire coinvolti in un caso legale milionario.
Il mondo dei leak si reggeva su un equilibrio fragile. Con questa causa, Apple ha appena dato una spallata al sistema. La domanda ora è: chi sarà il prossimo?
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