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Block BEARD: la nuova arma americana contro la pirateria digitale

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Dopo anni di tentennamenti, il Senato americano è pronto a sfoderare la sua arma legislativa contro la pirateria digitale: si chiama Block BEARD (Block Bad Electronic Art and Recording Distributors) ed è il nuovo disegno di legge bipartisan che punta a bloccare l’accesso ai siti pirata gestiti all’estero.

Promosso dai senatori Thom Tillis, Chris Coons, Marsha Blackburn e Adam Schiff, il provvedimento mira a colpire i siti stranieri accusati di violare i diritti d’autore su larga scala. In pratica, si propone di trasformare i fornitori di servizi digitali – dagli ISP ai motori di ricerca – in esecutori giudiziari, obbligati a bloccare l’accesso ai domini incriminati.

Un ritorno di fiamma: il blocco dei siti torna negli USA

Per oltre un decennio gli Stati Uniti hanno evitato misure drastiche contro la pirateria online, preferendo operazioni all’estero o accordi privati. Ma ora, complice la crescente pressione dell’industria musicale e cinematografica, il Congresso sembra voler seguire le orme di Europa e Asia, dove strumenti simili sono già in vigore.

Come funziona il Block BEARD? I titolari dei diritti possono chiedere a un tribunale federale di classificare un sito come “pirata digitale straniero”. Se il giudice accetta, può ordinare ai fornitori di servizi USA di bloccarlo completamente: accesso negato, nome di dominio incluso.

Le misure potranno durare fino a un anno, rinnovabili, e includere nuovi domini o IP se il sito cerca di aggirare il blocco.

Il disegno di legge Block-BEARD
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Un fronte compatto (ma non unanime)

Il disegno di legge è sostenuto con forza da RIAA e Motion Picture Association, che lo definiscono un passo necessario per salvaguardare l’industria creativa americana. Secondo loro, strumenti simili funzionano da anni in altri paesi senza minacciare la libertà d’espressione.

Ma se le associazioni dei titolari dei diritti applaudono, i giganti del web tacciono. Nessuna dichiarazione per ora da parte di ISP, piattaforme digitali o gestori DNS. E non è detto che la proposta passi senza polemiche: il confine tra protezione del copyright e censura preventiva è sottile.

Prossime mosse

Il Block BEARD non menziona espressamente le VPN, ma la definizione estesa di “fornitore di servizi” potrebbe includerle. I fornitori avranno il diritto di opporsi, ma la pressione per bloccare siti pirata a livello nazionale si fa più concreta che mai.

Con l’approvazione di una legge analoga alla Camera (FADPA), il Congresso potrebbe presto avere tra le mani uno strumento senza precedenti per regolare Internet negli Stati Uniti.

La battaglia tra copyright e libertà digitale è appena iniziata – e il Block BEARD è la nuova miccia.

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