Che fine ha fatto TomTom?
Un tempo aveva il monopolio dei navigatori ma Google l’ha quasi portato sul lastrico. Dal quasi fallimento alla rinascita e ora la vendetta!
La mia passione per i navigatori satellitari è nata grazie a TomTom e non posso negare che spesso ne ho un po’ nostalgia. Ricordo ancora i tempi in cui smanettavo sul Symbian dei mie vecchi Nokia per installare la versione craccata di quello che all’epoca era il miglior programma di navigione in assoluto.
Il mercato degli smartphone ha però mischiato le carte in tavola mandando alla malora tutto il lavoro di TomTom… e anche di Nokia. Il gigante Google ha realizzato Android e con Google Maps ha decretato il declino dei navigatori per dare vita ad un vero e proprio monopolio.
Tra la fine del 2007 e l’inizio del 2009, TomTom ha perso il 95% del proprio valore, precipitando da quasi 50 a meno di 2,3 dollari. A quel punto l’azienda aveva due alternative: fallire come altri ex leader incapaci di tenere il passo dell’innovazione o trasformarsi. Essere quello che Kodak è stata per la fotografia o cambiare le coordinate e destinazione.
Ma se anche tu come me ti stai chiedendo che fine abbia fatto TomTom allora ti voglio rassicurare perché il gruppo è tutt’altro che fallito… anzi!!!
Il gruppo TomTom dopo aver perso il “monopolio” si è rimboccato le maniche ed ha cominciato a collaborare con varie aziende, una su tutte Apple per le Mappe che utilizziamo su iPhone e iPad. Non contento, TomTom collabora anche con i servizi Uber, Bing Maps e Azure (le mappe e il cloud di Microsoft) e con automobilistiche quali Nissan, Fiat Chrysler e Volkswagen.
Il 6 marzo del 2019 ha annunciato un accordo con dieci produttori di automobili per lo sviluppo di mappe in alta definizione, aggiornate in tempo reale.
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Google resta il nemico per eccellenza ma come può reggere una società che vale 400 volte meno? Innanzitutto lavorando su una maggiore specializzazione. TomTom è sempre a bordo. Le mappe di Google sono spesso invece usate alla guida, ma raccolgono informazioni dagli smartphone che si hanno in mano mentre si cammina, si pedala. O anche mentre si sta sul divano, programmando i propri spostamenti. In altre parole: Google Maps vede smartphone che si spostano, ma non distingue tra un podista e una Panda. È uno dei motivi per cui Mountain View sviluppa anche prodotti pensati solo per le vetture, come Android Auto. Non è solo un servizio più comodo ma anche un modo per ottenere dati di navigazioni più «puliti».
La seconda carta è la privacy. Non perché TomTom sia il bene e Google il male: è, più prosaicamente, questione di modelli di business. Big G campa, prima di tutto, di pubblicità. Cioè di informazioni degli utenti sfruttate per fornire annunci più mirati. TomTom, come altre società simili (come Here, frutto della collaborazione tra Audi, BMW e Daimler) non incassa dalla pubblicità ed è quindi meno esposto al tema della privacy. TomTom ha provato a esplorare anche un altro campo: lo sviluppo di app.
TomTom pesca il jolly
La consacrazione per TomTom potrebbe però arrivare con le nuove mappe in 3D appena sbarcate sul nuovo iOS 15 e iPadOS 15 di Apple. Il lavoro di rendering realizzato dal team è qualcosa di veramente eccezionale… passo le ore a visitare città che non ho ancora visto.
Purtroppo iOS 15 è disponibile solo da pochi giorni e tra i bug noti c’è anche quello delle Mappe. Il lavoro di rendering è così potente che mette a dura prova i dispositivi un po’ datati; sul mio iPad 4 mini infatti, il caricamento delle mappe 3D è molto lento ma… ne vale davvero la pena.
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