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Cloudflare diventa protagonista nella lotta anti-pirateria: oltre 200 domini bloccati in UK

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Per la prima volta nel Regno Unito, Cloudflare non è più soltanto un semplice intermediario tecnico, ma assume un ruolo attivo nel blocco dei siti pirata. Su richiesta della Motion Picture Association (MPA), l’Alta Corte di Londra ha imposto alla CDN di Cloudflare di inibire l’accesso a oltre 200 portali illegali. Il risultato? Gli utenti UK si imbattono in un inequivocabile Errore 451 – Non disponibile per ragioni legali, segno che il blocco ora avviene a livello di infrastruttura globale e non più solo tramite provider Internet.

Un cambio di paradigma nel contrasto alla pirateria 🎯

Finora, i blocchi “no fault” avevano coinvolto solo gli ISP come BT, Virgin, Sky ed EE: l’obiettivo era impedire l’accesso ai siti pirata. Cloudflare, che convoglia il traffico attraverso la sua rete mondiale, non entrava mai in questi meccanismi. Ora, invece, la CDN controlla e rifiuta le richieste agli URL incriminati, rendendo il blocco quasi impossibile da aggirare, anche tramite VPN .

Error 451: blocco strutturale, non solo DNS

Cosa cambia davvero? Il messaggio “Errore 451 – Unavailable for Legal Reasons” più che un semplice redirect DNS è un’intercettazione a livello CDN. L’utente UK, anche con VPN, resta bloccato perché il traffico viene filtrato direttamente sulla rete globale di Cloudflare. Un sistema più robusto del precedente e decisamente più efficace contro i siti fittizi o clonati.

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Trasparenza dietro le quinte? Molto debole

In UK non esiste un registro pubblico delle misure anti-pirateria. Cloudflare rimanda al database Lumen, che però offre spesso informazioni incomplete, con pochi riferimenti specifici su chi ha richiesto il blocco o su quali domini esattamente siano coinvolti . Così le dinamiche legali restano avvolte nel mistero.

E l’Italia? Piracy Shield mostra limiti evidenti

Il caso UK è destinato a influenzare anche l’Italia. Qui Piracy Shield, il sistema di AGCOM, ha già imposto blocchi su DNS e IP condivisi tra siti pirata e servizi legittimi. In passato Cloudflare è stato coinvolto, con blocchi casuali che hanno interrotto siti istituzionali, scuole, Google Drive e YouTube . L’interrogativo è se ora Cloudflare sarà pronta a utilizzare lo stesso approccio strutturale in Italia, magari su spinta di una nuova ingiunzione giudiziaria.

Quali scenari si aprono?

  • Blocchi più efficaci: Cloudflare può respingere richieste direttamente sulla sua rete globale, riducendo l’uso di VPN e DNS alternativi.
  • Rischi per i siti innocenti: l’approccio “strutturale” può bloccare domini incosapevolmente ospitati da Cloudflare.
  • Possibile estensione italiana: se un tribunale italiano imporrà il blocco CDN, l’esperimento UK potrebbe fare da modello.

🔹 In sintesi

Cloudflare è entrata ufficialmente nella partita anti-pirateria, accettando di applicare blocchi legali direttamente sulla propria rete. Il Regno Unito ha tracciato un solco: più efficace, ma meno trasparente. L’Italia osserva da vicino: se l’ingresso di Cloudflare nel programma Piracy Shield diventerà realtà, potremmo assistere a una svolta radicale nelle strategie di contrasto alla pirateria.

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