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Console per videogame: un oggetto da museo?

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In un’epoca in cui tutto viene digitalizzato forse anche troppo facilmente, il retrogaming sta diventando un fenomeno non da poco. Una volta il bello del videogioco stava anche nell’aspetto collezionistico: le console sono ancora oggi piene di accessori, anche se molte funzioni speciali sono fornite di base, ma si è perso il gusto di reperire custodie e libretti di istruzioni dei titoli veri e propri, che prima si presentavano come cassette per poi passare ai cd e alle card, confinandosi infine tra i meandri degli store virtuali. Eppure, le console che hanno fatto la storia videoludica non sono state dimenticate. Anzi, dopo essere rimaste in sordina all’inizio del terzo millennio, di fronte all’avanzata delle PlayStation e della Xbox, l’effetto nostalgia ne ha favorito la riesumazione.

D’altro canto, le serie più famose sono nate proprio sulle console degli anni ’80 e ’90. Basta citare Super Mario e Sonic The Hedgehog, tanto per rendere l’idea. Gli appassionati erano anche galvanizzati dalla rivalità tra i grandi marchi come Nintendo e SEGA. Oggi, invece, individuare delle mascotte nel mondo dei videogiochi è praticamente impossibile, anche perché la stragrande maggioranza dei titoli viene messa a disposizione su quasi tutti i sistemi esistenti, pc compresi. Di conseguenza, i fortunati possessori delle vecchie console si ritrovano con dei veri e propri oggetti di collezionismo nascosti magari in qualche angolo dello sgabuzzino.

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Non sorprende, allora, che in giro per il globo inizino a sorgere anche delle sorte di musei del videogioco. Il Gruppo Embracer è tra i principali fautori di iniziative del genere, avendo già aperto un archivio che contiene più di 50.000 pezzi tra console, giochi e periferiche varie. L’Embracer Games Archive si trova a Karlstad, in Svezia, con il proposito di allargarsi sempre di più nei prossimi anni al fine di conservare tutto quanto sia stato prodotto dal settore dei videogiochi, dall’intrinseco valore inestimabile. Insomma, i videogame verranno trattati sempre di più come delle reliquie e come tali dovranno essere trattati con la maggior cura possibile. Un giorno anche la PlayStation 5 e le Xbox Series X/S finiranno in archivi del genere.

La cultura del videogioco è stata forse sottovalutata per molti anni. L’avvento del web ha evidentemente fatto saltare i coperchi, portando alla ribalta schiere di gamer uniti da una passione che sembra incontenibile ad ogni età. Anche per questo motivo i media stanno iniziando a sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema. L’escalation è partita: di recente, a Bruxelles, è stato aperto anche il Pixel Museum. In Italia è possibile imbattersi in qualche negozio dedicato al retrogaming, ma di musei in grande stile non vi è ancora traccia.

E dire che la concezione del videogame sembrava indirizzata verso ben altre frontiere. Con le slot machine su Internet il settore dell’intrattenimento aveva praticamente portato a compimento l’opera di trasposizione dei giochi dal vivo al virtuale, manifestandone l’evoluta accessibilità. Tuttavia, la tradizione è pur sempre tradizione. Impugnare il controller, premere il pulsante di accensione e mettersi comodi davanti alla tv è un rituale che in molti intendono ancora rispettare. Un’esperienza che nessun touchscreen può sostituire.

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