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Controllo anti-pirateria UE espande la lista con IPFS, FitGirl e Njalla

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La Commissione Europea ha aggiornato la sua temuta “Piracy Watch List” e questa volta ha colpito duro: nomi come IPFS, FitGirl e Njalla sono finiti sotto i riflettori per il loro presunto ruolo nel favorire la pirateria online. Ma cosa significa davvero questa mossa, e quali sono le implicazioni per il mondo digitale?

Con la pubblicazione della quarta edizione della “Counterfeit and Piracy Watch List”, l’UE punta il dito contro piattaforme e servizi considerati pericolosi per il copyright. L’obiettivo? Mappare e mettere sotto pressione le realtà fuori dai confini europei che alimentano il mercato della pirateria.

Tra i “soliti sospetti” come The Pirate Bay e 1337x, questa edizione include però anche nuove sorprese.

L’InterPlanetary File System (IPFS) è un sistema distribuito pensato per resistere alla censura e rendere il web più stabile e decentralizzato. Usato da scienziati, ricercatori e persino dalla NASA, ora è accusato dall’UE di essere una piattaforma sfruttata da reti pirata come LibGen, Z-Library e Anna’s Archive per distribuire materiale protetto da copyright.

Questa accusa accende il dibattito: può una tecnologia neutrale diventare colpevole per l’uso che ne fanno gli utenti?

Nel mirino entra anche FitGirl, il famigerato repacker noto per comprimere e redistribuire videogiochi piratati. Nonostante la sua attività sia da tempo sotto osservazione, questa è la prima volta che il nome compare in una lista ufficiale dell’UE, segno di quanto il fenomeno della pirateria videoludica stia attirando attenzione a Bruxelles.

Colpo di scena: anche Njalla, il servizio di registrazione domini fondato da Peter Sunde (co-fondatore di Pirate Bay), viene bollato come “servizio di facilitazione della pirateria pronto all’uso”.

Un’accusa pesantissima, che secondo molti non regge: Njalla offre privacy, sì, ma non ospita né promuove contenuti pirata. L’UE sembra invece seguire la definizione USA di “PaaS – Piracy as a Service”, attribuendogli un ruolo che potrebbe essere più di forma che di sostanza.

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La lista non si ferma qui. Ecco alcune delle nuove aggiunte che l’UE considera minacce attive:

  • Doodstream, repository per contenuti video
  • Pirlo TV, streaming sportivo pirata
  • GenIPTV, servizio IPTV illegale
  • Vidsrc.to, biblioteca video pirata
  • nsw2u, domini per contenuti Nintendo piratati
  • Cuevana e Hianime, streaming non autorizzati di film e anime

A prima vista, nessuna. La Watch List dell’UE non comporta azioni legali dirette, ma serve da avvertimento per provider, autorità locali e governi esteri affinché intervengano.

Tuttavia, finire in questa lista non è affatto indolore: porta con sé attenzioni indesiderate, blocchi DNS, pressioni sulle aziende tech e una crescente stigmatizzazione pubblica.

Oltre ai nuovi nomi, restano nella lista anche i “classici” del mondo pirata:

  • The Pirate Bay, 1337x, RARBG (ora defunto)
  • Fmovies, presente nella lista con i suoi cloni
  • Sci-Hub e LibGen, temutissimi dall’editoria scientifica
  • Servizi di IPTV come Volka, Dark IPTV e King365tv
  • Hosting provider come DDoS-Guard, Virtual Systems e altri ritenuti complici

L’inclusione di strumenti come IPFS e servizi legati alla privacy mostra un cambio di passo preoccupante: la guerra alla pirateria potrebbe diventare una guerra contro l’infrastruttura stessa della rete.

In un’epoca in cui decentralizzazione e privacy sono valori fondamentali per molti attivisti e innovatori, questa stretta potrebbe avere conseguenze imprevedibili.

Conclusione: la lotta alla pirateria continua, ma la linea tra “difesa del diritto d’autore” e “attacco alla libertà digitale” si fa sempre più sottile. E se i prossimi bersagli fossero proprio gli strumenti che oggi garantiscono un web più libero?

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