Dietro le quinte della lotta alla pirateria: il caso LaLiga-Cloudflare

Negli ultimi giorni, i servizi di internet spagnoli Movistar e DIGI hanno registrato gravi problemi di accesso a numerosi siti web che utilizzano Cloudflare. Contemporaneamente, LaLiga, la principale lega calcistica spagnola, ha dichiarato di essere attivamente impegnata nella lotta contro le piattaforme di streaming pirata, affermando di considerare Cloudflare complice nel profitto derivante dalla pirateria. Questo legame tra i due eventi ha portato a una crisi significativa nel panorama spagnolo.
Un settore in crisi
La controversia sull’uso del blocco dei siti non è nuova. Inizialmente, l’idea che aziende potenti potessero ottenere dal tribunale l’autorità di interferire con l’accesso a internet degli utenti domestici era considerata assurda. Tuttavia, con il passare del tempo, le preoccupazioni sollevate da chi si opponeva a tali misure sono state ignorate. Il recente blocco di siti web da parte di LaLiga ha sollevato interrogativi sul funzionamento delle normative attuali e sull’efficacia della tutela dei diritti degli utenti.
Disservizi negli ISP
Per combattere la pirateria, LaLiga ha ricevuto l’autorizzazione legale a ordinare a ISP come Movistar e DIGI di bloccare l’accesso ai siti pirata. Tuttavia, per circa una settimana, gli utenti di questi provider hanno lamentato l’impossibilità di accedere a siti web apparentemente casuali. Test condotti su dispositivi mobili hanno dimostrato che i problemi non erano universali, portando a sospettare che Cloudflare fosse il collo di bottiglia.
Le difficoltà di accesso sembrano essere legate a specifici indirizzi IP di Cloudflare, con gli ISP che non hanno fornito spiegazioni chiare sulle cause dei disservizi. In assenza di comunicazioni ufficiali, alcuni clienti hanno ricevuto dati mobili aggiuntivi come compensazione, ma è probabile che gli ISP sapessero di più di quanto stessero rivelando.

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LaLiga e DuckVision
In un comunicato pubblicato sul proprio sito, LaLiga ha annunciato di aver “disattivato” DuckVision, una piattaforma pirata che offriva accesso illegale a contenuti sportivi, raggiungendo oltre 200.000 utenti in Spagna. Tuttavia, l’uso del termine “disattivato” piuttosto che “chiuso” ha sollevato interrogativi su come sia stata effettivamente affrontata la situazione. Si sospetta che, per “disattivare” DuckVision, sia stato necessario bloccare gli indirizzi IP di Cloudflare.
Le dichiarazioni di Telefónica e Cloudflare
Dopo aver inizialmente rifiutato di commentare i problemi di connettività, Telefónica e Movistar hanno emesso dichiarazioni che confermavano la loro obbedienza alle ordinanze del tribunale riguardanti i contenuti illegali. Cloudflare ha risposto con una dichiarazione incisiva, affermando che LaLiga era consapevole che il blocco di indirizzi IP condivisi avrebbe influenzato i diritti di milioni di consumatori.
Cloudflare ha sottolineato che, mentre l’azienda fornisce servizi di sicurezza a milioni di siti, il blocco indiscriminato di indirizzi IP non rispetta il principio della neutralità della rete e ha conseguenze negative per l’accesso degli utenti a contenuti legali.
Conclusioni
La crisi attuale mette in luce le complessità del blocco dei siti e le tensioni tra la necessità di proteggere i diritti d’autore e il diritto degli utenti a un accesso equo e aperto a internet. La situazione in Spagna serve da monito su come la deregolamentazione e le misure drastiche possano avere ripercussioni dirette sui consumatori. Mentre LaLiga continua la sua battaglia contro la pirateria, è fondamentale che le autorità e le aziende trovino soluzioni che bilancino la protezione dei diritti d’autore con la salvaguardia delle libertà individuali degli utenti.
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