Durov rompe il silenzio: “Sono pronto a testimoniare sulle elezioni in Romania”

Il fondatore di Telegram, Pavel Durov, è pronto a scendere in campo per difendere la democrazia. In un post pubblicato sul suo profilo ufficiale su X (ex Twitter), il magnate russo della messaggistica ha dichiarato di essere disposto a recarsi in Romania per testimoniare sul presunto intervento esterno nelle elezioni presidenziali.
Una presa di posizione forte, che arriva in risposta diretta alle accuse lanciate da George Simion, leader dell’ultranazionalista Alleanza per l’Unificazione dei Romeni (AUR), che ha perso il ballottaggio del 18 maggio contro Nicusor Dan, indipendente filo-europeista e attuale sindaco di Bucarest.
“Sono pronto a venire di persona e testimoniare, se questo può aiutare la democrazia in Romania” – ha scritto Durov, accendendo un acceso dibattito internazionale.
Accuse di brogli e interferenze straniere
Simion, dopo aver inizialmente ammesso la sconfitta, ha chiesto l’annullamento dei risultati elettorali, denunciando interferenze di attori statali e non statali nei confronti della sua candidatura. Ma è stato lo stesso Durov a rilanciare il caso con un’accusa clamorosa: secondo lui, la Francia avrebbe tentato di manipolare il voto.
Nel giorno del ballottaggio, Durov ha puntato il dito contro Nicolas Lerner, capo dei servizi segreti francesi, affermando che avrebbe chiesto a Telegram di bloccare alcuni canali conservatori rumeni, in modo da limitare l’influenza di Simion e del suo partito.
Accuse che il Ministero degli Esteri francese ha prontamente smentito, bollando le dichiarazioni come “fake news prive di fondamento”.
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Il contesto politico: tra Europa, NATO e Russia
La vittoria di Nicusor Dan, figura riformista e filo-occidentale, è vista come una conferma dell’orientamento pro-UE e pro-NATO della Romania. Dan si è espresso chiaramente a favore del sostegno all’Ucraina e del rafforzamento dei legami con Bruxelles.
Tuttavia, il voto si è svolto in un clima teso, segnato da un’affluenza altissima e da continue voci di influenze esterne, tra cui anche un presunto coinvolgimento della Russia.
L’intervento di Durov, che in passato ha avuto forti contrasti con diversi governi per le sue posizioni a favore della privacy digitale, riporta al centro il tema del controllo dell’informazione online durante i processi democratici.
Un gesto simbolico o un colpo di scena politico?
Le parole di Pavel Durov suonano come una sfida alle accuse e un invito alla trasparenza. Ma sono anche un segnale del potere crescente delle piattaforme digitali nel mondo della politica. Con milioni di utenti attivi, Telegram è diventato uno strumento chiave nella comunicazione politica e nella formazione dell’opinione pubblica.
La disponibilità di Durov a comparire personalmente potrebbe innescare un’indagine internazionale o, più semplicemente, servire da deterrente contro ulteriori accuse non dimostrate.
Quel che è certo è che il caso Romania rischia di diventare un precedente pericoloso, e che il confine tra tecnologia e democrazia è sempre più sottile.
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