News

Farmaci per dimagrire sotto accusa: inefficaci contro il “mangiare emotivo”

Condividi l'articolo

Un nuovo studio pubblicato su Clinical Diabetes and Healthcare mette in dubbio l’efficacia dei farmaci più popolari per la perdita di peso — gli agonisti del recettore del GLP-1, come semaglutide e liraglutide — quando il problema non è solo fisico, ma psicologico.

I ricercatori hanno scoperto che questi farmaci, pur aiutando chi mangia troppo in risposta a stimoli esterni (pubblicità, odori, cibo in vista), risultano quasi inutili per chi mangia per stress, ansia o tristezza.
In altre parole, il GLP-1 può zittire lo stomaco, ma non cura la mente.

Quando la fame nasce dal cuore, non dallo stomaco

Lo studio, condotto in Giappone su 92 pazienti con diabete di tipo 2, ha analizzato tre profili comportamentali:

  • Mangiatori esterni: reagiscono agli stimoli visivi o olfattivi e hanno ottenuto i migliori risultati, con perdita di peso stabile e controllo glicemico migliorato.
  • Mangiatori emotivi: usano il cibo come rifugio dallo stress e hanno perso peso solo nei primi mesi, per poi riprendere le vecchie abitudini dopo un anno.
  • Mangiatori controllati: inizialmente disciplinati, ma inclini a ricadere nella restrizione eccessiva e poi nella compensazione.

I GLP-1 hanno dimostrato efficacia solo per chi mangia “per gola”, non per chi mangia per dolore.

“I farmaci non guariscono le ferite emotive”

Secondo la dott.ssa Joan Ifland, fondatrice della Addiction Reset Community, l’alimentazione emotiva è una forma di dipendenza da cibo radicata in traumi e schemi appresi:

“Il cibo funziona come un analgesico emotivo. I farmaci possono ridurre l’appetito, ma non cambiano il modo in cui una persona reagisce al dolore.”

Lo stesso concetto è ribadito dal team del dott. Daisuke Yabe, autore principale dello studio:

“Per i soggetti che mangiano per stress o ansia, servono interventi comportamentali e psicologici: il GLP-1 da solo non basta.”

Leggi anche:

Un approccio più umano al dimagrimento

Il messaggio dello studio è chiaro: non esiste una pillola magica per la perdita di peso.
Per ottenere risultati duraturi, è necessario un approccio integrato, che combini:

  • Farmaci per la regolazione dell’appetito;
  • Terapia cognitivo-comportamentale (TCC) per gestire gli impulsi e riconoscere i trigger emotivi;
  • Mindfulness e journaling alimentare, per creare consapevolezza sulle scelte quotidiane;
  • Supporto medico e psicologico costante.

L’obiettivo non è solo far perdere chili, ma rompere il legame tra emozioni e cibo, restituendo equilibrio al rapporto con sé stessi.

Dalla dipendenza al controllo consapevole

Il “mangiare emotivo” non è una questione di forza di volontà, ma un meccanismo di coping contro il dolore, l’ansia o la noia.
Molti cibi ultra-processati attivano la stessa risposta dopaminergica delle droghe, alimentando un circolo vizioso difficile da spezzare.

Solo riconoscendo e affrontando i fattori emotivi alla radice è possibile liberarsi da questa spirale.
E se i farmaci come i GLP-1 possono essere un aiuto, devono restare uno strumento e non una scorciatoia.

Fonte

Ti potrebbe interessare:
Segui guruhitech su:

Esprimi il tuo parere!

Che ne pensi di questa notizia? Lascia un commento nell’apposita sezione che trovi più in basso e se ti va, iscriviti alla newsletter.

Per qualsiasi domanda, informazione o assistenza nel mondo della tecnologia, puoi inviare una email all’indirizzo [email protected].


Scopri di più da GuruHiTech

Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.

0 0 votes
Article Rating
Subscribe
Notificami
guest
0 Commenti
Newest
Oldest Most Voted
Inline Feedbacks
View all comments