Gli utenti vogliono che Elon Musk si dimetta da Twitter
Il proprietario del social network aveva detto che avrebbe accettato i risultati. Tra i 17,5 milioni di votanti, il 57% ha detto che dovrebbe dimettersi.
Più della metà dei 17,5 milioni di utenti che hanno risposto a un sondaggio su Twitter creato dal miliardario Elon Musk sull’opportunità di dimettersi da capo dell’azienda. La maggior ha votato a favore di questa opzione alla chiusura del sondaggio lunedì.
Should I step down as head of Twitter? I will abide by the results of this poll.
— Elon Musk (@elonmusk) December 18, 2022
Né Twitter né Musk hanno annunciato immediatamente se tale decisione sarà presa, anche se Musk ha dichiarato che si atterrà ai risultati. L’imprenditore ha assistito alla finale della Coppa del Mondo ieri, quindi è probabile che si trovi nel bel mezzo di un volo di ritorno negli Stati Uniti in questo momento.
Musk ha pubblicato una serie di sondaggi su questioni sostanziali che riguardano la piattaforma di social media, come il tanto criticato reintegro dei giornalisti che Twitter aveva sospeso.
Il sondaggio sulle sue dimissioni è nato dopo aver riconosciuto di aver commesso un errore nel lanciare nuove restrizioni di linguaggio che vietano le menzioni di siti web di social media rivali su Twitter.
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I risultati del sondaggio online, durato 12 ore, hanno mostrato che il 57,5% dei votanti voleva che se ne andasse, mentre il restante 42,5% no.
L’ultimo sondaggio segue un altro significativo cambiamento di politica da quando Musk ha acquisito Twitter in ottobre. Il social media aveva annunciato che gli utenti non sarebbero più stati in grado di collegarsi a Facebook, Instagram, Mastodon e altre piattaforme che l’azienda aveva definito “proibite”.
Questa decisione ha suscitato un immediato clamore, comprese le critiche degli ex sostenitori del nuovo proprietario di Twitter, che Musk ha promesso di non apportare ulteriori modifiche importanti alle politiche senza un sondaggio online tra gli utenti.
La mossa di bloccare i concorrenti è stato l’ultimo tentativo di Musk di limitare certi discorsi, dopo che la settimana scorsa ha chiuso un account Twitter che tracciava i voli del suo jet privato.
Le piattaforme vietate includono siti web tradizionali come Facebook e Instagram e rivali emergenti come Mastodon, Tribel, Nostr, Post e Truth Social dell’ex presidente Donald Trump. Twitter non ha fornito alcuna spiegazione sul perché la lista nera includesse questi sette siti e non altri come Parler, TikTok o LinkedIn.
Un banco di prova è stato l’importante venture capitalist Paul Graham, che in passato ha elogiato Musk, ma che domenica ha detto ai suoi 1,5 milioni di follower su Twitter che questa è stata la “goccia che ha fatto traboccare il vaso” e di trovarlo su Mastodon. Il suo account Twitter è stato rapidamente sospeso e poco dopo ripristinato, mentre Musk giurava di invertire la politica attuata poche ore prima.
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Le decisioni politiche di Musk hanno diviso gli utenti. Si è schierato a favore della libertà di parola, ma ha sospeso i giornalisti e chiuso un account che da tempo tracciava la posizione del suo aereo, ritenendolo un rischio per la sicurezza.
Ma ha cambiato le politiche, e poi le ha cambiate di nuovo, creando un senso di confusione sulla piattaforma su ciò che è o non è permesso.
Elon Musk ha bannato definitivamente l’account @ElonJet mercoledì, poi ha cambiato le regole di Twitter per vietare la condivisione della posizione attuale di un’altra persona senza il suo consenso. Ha poi preso di mira i giornalisti che hanno postato sull’account di tracciamento del jet, che si può ancora trovare su altri social network, sostenendo che stavano trasmettendo “fondamentalmente le coordinate dell’omicidio”.
Ha usato questa argomentazione per giustificare le azioni di Twitter che la scorsa settimana hanno sospeso gli account di numerosi giornalisti che si occupano della piattaforma di social media e di Musk, tra cui reporter che lavorano per il New York Times, il Washington Post, la CNN, Voice of America e altre pubblicazioni. Molti di questi account sono stati ripristinati in seguito a un sondaggio online di Musk.
Nel fine settimana, Taylor Lorenz del Washington Post è stato l’ultimo giornalista ad essere temporaneamente sospeso. Lorenz ha spiegato di essere stata sospesa dopo aver pubblicato un messaggio su Twitter in cui taggava Musk e chiedeva un’intervista.
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Sally Buzbee, direttore esecutivo del Washington Post, ha definito la sospensione “arbitraria dell’ennesimo giornalista del Post” che mina ulteriormente la promessa di Musk di gestire Twitter come una piattaforma dedicata alla libertà di parola.
“Ancora una volta, la sospensione è avvenuta senza preavviso, senza processo o spiegazione, questa volta quando il nostro giornalista stava semplicemente cercando un commento da Musk per un articolo”, ha detto Buzbee. A mezzogiorno di domenica, l’account di Lorenz è stato ripristinato, così come il tweet che pensava avesse causato la sua sospensione.
Musk è stato interrogato in tribunale il 16 novembre su come divide il suo tempo tra Tesla e le sue altre aziende, tra cui SpaceX e Twitter. Il CEO di Twitter ha dovuto testimoniare di fronte alla Chancery Court del Delaware in merito alla contestazione da parte di un azionista del piano di retribuzione da 55 miliardi di dollari di Musk come amministratore delegato dell’azienda di auto elettriche.
L’uomo d’affari ha dichiarato di non aver mai avuto l’intenzione di diventare amministratore delegato di Tesla, né di voler diventare amministratore delegato di un’altra azienda, preferendo invece considerarsi un ingegnere. Musk ha inoltre dichiarato di aspettarsi che la ristrutturazione organizzativa di Twitter venga completata entro la prossima settimana. È passato più di un mese da quando l’ha detto.
Domenica, in un battibecco pubblico con i follower di Twitter, Musk ha espresso pessimismo sulle prospettive di un nuovo amministratore delegato, affermando che a questa persona “deve piacere molto il dolore” di gestire un’azienda che “è stata sulla corsia di sorpasso verso il fallimento”.
“Nessuno vuole il lavoro che può davvero tenere in vita Twitter. Non c’è un successore”, ha twittato Musk.
Cosa accadrà adesso?
Se Musk dovesse seguira la sua politica del “vox populi, vox Dei”, come ha fatto per il reintegro di Trump sulla piattaforma, allora è probabile che lasci davvero il ruolo di amministratore. D’altro canto però, il suo sondaggio può essere inteso come un monito per ritoccare le decisioni che i tantissimi utenti non hanno apprezzato.
È improbabile che dopo tutta la fatica fatta per appropriarsi del social media, Musk decida davvero di abbandonare la nave. Vedremo cosa pubblicherà nel prossimo post. Restate sintonizzati.
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