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Google riporta online il Transparency Report: oltre 2 miliardi di nuovi URL “pirata” rimossi

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Dopo cinque mesi di silenzio assoluto, che avevano lasciato ricercatori e giornalisti senza dati freschi, Google ha finalmente riattivato il suo rapporto sulla trasparenza DMCA di Search. E la sorpresa è che non solo le rimozioni non si sono fermate: sono letteralmente esplose.

Una pioggia di segnalazioni

Dal blocco di aprile a oggi, oltre 2,1 miliardi di URL sono stati segnalati come “pirata” e rimossi dall’indice del motore di ricerca. Numeri impressionanti, che portano il totale a quasi 14,5 miliardi di URL censurati dal 2012 a oggi.

Dal rapporto aggiornato

Per avere un’idea: nell’ultimo anno gli editori hanno chiesto a Google di eliminare ben 5 miliardi di link, un traguardo che in passato richiedeva quasi un decennio. In media, parliamo di mezzo milione di URL segnalati ogni ora, senza sosta, 24 ore su 24.

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La regia degli editori

Dietro a questa valanga di richieste c’è un nome noto: Link-Busters, società olandese specializzata in antipirateria, che da sola ha gestito circa tre miliardi di segnalazioni in un anno. Tra i clienti più attivi ci sono i giganti dell’editoria come Penguin Random House, HarperCollins e Hachette, che da soli hanno contribuito a oltre il 30% delle richieste totali ricevute da Google Search dal 2012.

Richieste DMCA per titolare dei diritti

Una battaglia senza fine

Il ritorno del report è un segnale positivo per chi segue la lotta alla pirateria, ma i dati mostrano chiaramente una tendenza: invece di rallentare, le richieste stanno accelerando a ritmi mai visti.

Google, da arbitro silenzioso, continua a processare miliardi di URL “pirata” senza sosta, mentre editori e colossi dell’intrattenimento alimentano una guerra digitale che sembra lontana da una vera conclusione.

Per ora, l’unica certezza è che la caccia ai link non si ferma. Anzi, sta diventando sempre più aggressiva.

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