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Google sotto accusa: reCAPTCHA utilizzato per spiare gli utenti?

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Quando navighi su internet, è quasi inevitabile imbattersi nel sistema di protezione reCAPTCHA, sviluppato da Google. Sebbene sia stato progettato per distinguere gli esseri umani dai bot, la sua efficacia è stata a lungo messa in discussione. Oggi, però, emergono sempre più dubbi sul vero scopo di questo strumento, con molti esperti che sostengono che Google lo utilizzi principalmente per raccogliere dati e tracciare gli utenti.

Le origini di reCAPTCHA: dalla sicurezza alla digitalizzazione

Il sistema CAPTCHA (Completely Automated Public Turing test to tell Computers and Humans Apart) è stato introdotto nel 2000 come metodo per distinguere gli utenti umani dai bot. Inizialmente, richiedeva agli utenti di decifrare e inserire un testo distorto, un compito semplice per gli esseri umani ma difficile per le macchine.

Nel 2007, Louis von Ahn, uno dei creatori del CAPTCHA, decise di sfruttare questa tecnologia per un nuovo scopo: digitalizzare testi scansionati da libri e giornali. Questo progetto, chiamato reCAPTCHA, si rivelò così efficace che il New York Times lo utilizzò per digitalizzare il proprio archivio di 13 milioni di articoli. Nel 2009, Google acquisì reCAPTCHA, impiegandolo per digitalizzare Google Libri e migliorare Google Street View, analizzando fotografie di segnali stradali e numeri civici.

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reCAPTCHA oggi: sicurezza o sorveglianza?

Oggi, reCAPTCHA è ampiamente utilizzato per verificare che i visitatori di un sito web siano umani. Gli utenti devono semplicemente spuntare una casella o risolvere un puzzle basato su immagini. Tuttavia, dietro questa apparente semplicità, si nasconde un complesso sistema di tracciamento.

Secondo lo YouTuber CHUPPL, reCAPTCHA acquisisce l’impronta digitale pixel per pixel del browser dell’utente, creando una mappa in tempo reale delle attività online. Questa affermazione è stata ulteriormente supportata dal Dr. Andrew Searles, ex ricercatore di sicurezza informatica presso l’Università della California a Irvine. Nel suo articolo, “Dazed & Confused: A Large-Scale Real-World User Study of reCAPTCHAv2”, Searles sostiene che reCAPTCHA consente a Google di accedere a tutto ciò che un utente fa su un sito web, tracciando cookie, cronologia di navigazione, risoluzione dello schermo, movimenti del mouse e dati dell’user-agent.

I costi per gli utenti e i profitti per Google

Lo studio di Searles ha rivelato che i puzzle reCAPTCHA basati su immagini richiedono il 557% di tempo in più per essere risolti rispetto a quelli basati su bandiere. Questo tempo aggiuntivo si traduce in un enorme costo per gli utenti: si stima che reCAPTCHA abbia fatto perdere agli utenti di internet circa 819 milioni di ore, equivalenti a 6,1 miliardi di dollari di guadagni persi.

D’altra parte, Google trae enormi benefici da questa tecnologia. Secondo le stime, l’azienda potrebbe guadagnare circa 888 miliardi di dollari solo dalla raccolta di cookie e dati utente, utilizzati principalmente per fini pubblicitari e di sorveglianza.

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