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I fisici presentano un concetto per una batteria basata su minuscoli buchi neri

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I fisici Espen Haug e Gianfranco Spavieri hanno recentemente pubblicato un lavoro scientifico che esplora i limiti teorici della densità energetica delle batterie, attingendo alla teoria della relatività generale di Einstein. Un elemento chiave della loro ricerca riguarda il comportamento di modelli ideali di buchi neri microscopici che potrebbero emergere in uno spazio ristretto e saturo di energia.

L’idea è quella di creare una sorta di “batteria di buchi neri”, in cui minuscoli buchi neri carichi vengono confinati in singole celle. Successivamente, i buchi neri con carica opposta verrebbero riuniti, in modo da rilasciare l’energia immagazzinata attraverso i legami tra le particelle, seguendo il principio di funzionamento di un reattore nucleare.

Secondo i ricercatori, questo approccio potenzialmente permetterebbe di generare enormi quantità di energia pulita. Infatti, si ritiene che piccoli buchi neri siano già presenti nell’universo, essendosi formati nel plasma primordiale subito dopo il Big Bang, anche se finora gli scienziati non sono stati in grado di rilevarli perché hanno emesso la maggior parte della loro energia.

Una batteria di minuscoli buchi neri carichi tenuti in singole celle prima che i buchi neri con carica opposta vengano riuniti per rilasciare energia
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Se gli scienziati riuscissero a “catturare” e assemblare tali strutture in celle, potrebbero creare un sistema stabile di stoccaggio energetico. I minuscoli buchi neri potrebbero quindi essere gradualmente riuniti, fino a fondersi in un unico buco nero che, successivamente, “evaporerebbe” rilasciando pura energia.

Attualmente, le batterie al litio più efficienti possono immagazzinare fino a 954.000 joule di energia per chilogrammo di massa. Secondo i calcoli dei ricercatori, una microbatteria di un buco nero da un chilogrammo potrebbe fornire ben 470 milioni di volte più energia rispetto alla più grande batteria al litio da 200 chilogrammi.

Ovviamente, la realizzazione pratica di questa teoria rappresenta una sfida enorme per la fisica moderna. Tuttavia, lo studio di Haug e Spavieri apre prospettive affascinanti per lo sviluppo di sistemi energetici con densità di energia estreme, che potrebbero rivoluzionare il modo in cui produciamo e immagazziniamo l’energia in futuro. Ulteriori ricerche saranno necessarie per verificare la fattibilità di questa intrigante idea.

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