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Il tribunale di Parigi mette le VPN alle strette: bloccate i siti pirata o uscite dalla Francia

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Dalla parte degli editori: le VPN obbligate a intervenire

Nel nuovo scontro tra diritti d’autore e libertà online, il Tribunale di Parigi ha ordinato alle VPN di bloccare domini legati allo streaming pirata sportivo, con due sentenze emesse il 18 luglio. I ricorsi sono stati avanzati da beIN Sports e Canal+, che hanno chiesto misure drastiche per impedire l’elusione dei blocchi già imposti agli ISP francesi.

Nonostante le resistenze e le argomentazioni dei provider VPN – che parlavano di misure inefficaci, costose e difficili da attuare su scala nazionale – il tribunale ha respinto ogni obiezione. E la guerra contro la pirateria sportiva segna un nuovo punto di svolta.

VPN nel mirino: i provider costretti a bloccare l’accesso

L’ondata di provvedimenti non si è fermata al primo ordine di maggio. A giugno, e ancora il 18 luglio, la lista dei provider VPN “obbligati a collaborare” si è allungata. Ora coinvolge:

  • NordVPN
  • ProtonVPN
  • CyberGhost
  • ExpressVPN
  • Surfshark

I giudici hanno ritenuto che, come già avviene per i DNS pubblici, anche le VPN possano contribuire in modo significativo ad aggirare i blocchi. Di conseguenza, sono tenute per legge a impedire l’accesso ai siti pirata, almeno sul territorio francese.

Due casi distinti, stesso verdetto

Nel caso beIN, il tribunale ha ordinato di bloccare sette domini legati a streaming illegali del torneo WTA di tennis.
Nel caso Canal+, legato alla Formula 1, sono stati bloccati solo cinque dei sedici domini richiesti, poiché per gli altri mancavano prove concrete.

È un chiaro segnale: il blocco si applica solo quando il titolare dei diritti dimostra con precisione la violazione.

I cinque domini bloccati
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Tentativi di resistenza: tutti respinti

I provider VPN non sono rimasti passivi. CyberGhost ed ExpressVPN avevano chiesto la sospensione del caso, sostenendo che fosse necessario un chiarimento da parte della Corte di Giustizia Europea. Ma il Tribunale ha respinto la richiesta, affermando che:

  • La legge francese è proporzionata e specifica
  • Le VPN non possono appellarsi alla Direttiva e-Commerce per invalidare una norma nazionale in un contenzioso tra privati
  • La misura è legittima e mirata a bloccare violazioni comprovate

Una piccola vittoria per le VPN… e un dubbio sul futuro

L’unico sollievo per i provider? Canal+ voleva imporre alle VPN di pubblicare la sentenza sui propri siti web, ma il tribunale ha considerato la richiesta sproporzionata e l’ha rigettata.

Resta ora da capire se le VPN faranno ricorso, o se – come ha già lasciato intendere ProtonVPN – porteranno il caso alla Corte Europea. Alcuni provider potrebbero persino ritirarsi dal mercato francese, ritenendo insostenibile il nuovo quadro normativo.

Una linea sempre più sottile tra protezione dei diritti e libertà digitale

Il caso segna un ulteriore passaggio nel tentativo dei titolari dei diritti sportivi di trasformare ogni anello della catena internet in un filtro anti-pirateria: dagli ISP ai DNS, ora anche alle VPN.
Ma la domanda rimane: quanto controllo è troppo controllo?

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