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Interferenze elettorali? Telegram dice no alla censura politica

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Alla vigilia delle elezioni presidenziali in Romania, Pavel Durov, CEO di Telegram, ha rivelato un retroscena inquietante: un governo dell’Europa occidentale avrebbe chiesto all’app di “mettere a tacere le voci conservatrici” nel paese. Una richiesta che, secondo Durov, mirava a interferire direttamente nel processo democratico rumeno.

Il fondatore di Telegram ha reso pubblica la vicenda con un messaggio sul canale ufficiale dell’app, senza nominare direttamente lo Stato coinvolto. Tuttavia, l’uso dell’emoji della baguette ha lasciato poco spazio ai dubbi: molti hanno interpretato il riferimento come un’allusione diretta alla Francia.

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Durov è stato categorico: nessuna interferenza sarà tollerata. “Non si può difendere la democrazia distruggendola”, ha scritto, ribadendo il principio secondo cui libertà di parola ed elezioni libere vanno di pari passo.

“Il popolo rumeno merita entrambi”, ha concluso, rifiutando pubblicamente la richiesta e prendendo posizione a favore di un processo elettorale trasparente.

In un’epoca in cui la censura digitale diventa sempre più sottile e strategica, la presa di posizione di Durov rilancia il dibattito sul ruolo delle piattaforme tech nelle democrazie moderne. E conferma, ancora una volta, che Telegram non è disposto a piegarsi facilmente.

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