Istigazione alla violenza: fino a 5 anni di carcere per gli YouTuber
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Dopo l’incidente di Casal Palocco è prevista una stretta da parte del governo
Il governo guidato da Giorgia Meloni sta lavorando per introdurre una legge che punisca chi promuove condotte illegali o istiga alla violenza tramite video postati sui social, con pene fino a 5 anni di carcere. Questo provvedimento potrebbe essere incluso nel disegno di legge “anti-baby gang” voluto dalla Lega di Matteo Salvini, che è attualmente in discussione in Commissione Giustizia al Senato. La nuova legge sarebbe estesa anche ai maggiorenni e sarebbe mirata a prevenire il fenomeno dell’emulazione di comportamenti illegali o pericolosi, che sta diventando sempre più diffuso tra i giovani.
Secondo Andrea Ostellari, sottosegretario leghista, contrastare la produzione e la diffusione di video che esaltino comportamenti illegali è uno dei punti chiave del disegno di legge “anti-baby gang”. La normativa è stata pensata per rispondere al fenomeno emergente dei minori che istigano alla violenza o commettono reati attraverso i canali digitali.
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Dopo gli incidenti tragici come quello di Casal Palocco e le sfide estreme postate sui social per ottenere più “like“, il governo sta lavorando per estendere la fattispecie di reato prevista per i minori a tutte le condotte illegali che vengono celebrate attraverso l’uso dei social, anche da parte di persone adulte. Questo potrebbe comportare una modifica dell’articolo 414 del codice penale e l’introduzione di una nuova fattispecie di reato per l’istigazione a delinquere e l’apologia mediante strumenti digitali. Le pene previste sarebbero da uno a cinque anni per tutti, sia per maggiorenni che per minorenni. Ostellari ha spiegato che l’obiettivo di questo intervento è quello di evitare l’effetto moda generato da chi compie bravate sul Web.
Inoltre, il gruppo parlamentare di Azione-Italia Viva ha presentato una proposta legislativa alla Camera per regolare seriamente l’accesso ai social a coloro che hanno meno di 13 anni e permetterlo solo con il consenso dei genitori per chi ha tra i 13 e i 15 anni. Questa proposta nasce dalla preoccupazione per lo sviluppo della dipendenza, la depressione, la crescita dei disturbi dell’alimentazione e del sonno, il cyberbullismo, che sono gli effetti dell’uso smodato dei social da parte dei giovani. Carlo Calenda, leader di Azione, ha sottolineato che la situazione è molto allarmante e che le famiglie sono lasciate sole in una condizione in cui di fatto c’è un far west. In Italia si potrebbe accedere ai social solo dai 14 anni in poi, ma non c’è nessun tipo di controllo.
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