La Cina sceglie i chip Huawei per sostituire la tecnologia vietata di Nvidia

Nel cuore della guerra tecnologica tra Stati Uniti e Cina, Huawei lancia la sua sfida più ambiziosa: il chip Ascend 910D, un processore AI progettato per sostituire l’H100 di Nvidia nel mercato cinese. Secondo il Wall Street Journal, la mossa segna un nuovo capitolo nella corsa all’autosufficienza tecnologica della Cina, sempre più decisa a liberarsi dalla dipendenza dai semiconduttori occidentali.
Il nuovo chip sarà testato nelle prossime settimane e potrebbe entrare in produzione di massa entro la fine del 2025. I primi benchmark interni promettono prestazioni impressionanti, potenzialmente superiori all’H100, sebbene accompagnate da consumi energetici ben più elevati — un compromesso che solleva dubbi sulla sostenibilità a lungo termine.
La corsa all’indipendenza tecnologica è appena iniziata
L’Ascend 910D rappresenta il simbolo della resilienza di Huawei dopo anni di restrizioni statunitensi. Dal successo del Mate 60 nel 2023 — il primo smartphone con chip 5G interamente made in China — l’azienda ha intensificato la produzione di semiconduttori per intelligenza artificiale, con l’obiettivo di spedire oltre 800.000 unità dei chip 910B e 910C entro l’anno.
Il 910D, però, è solo un assaggio. Huawei ha già presentato anche l’Ascend 920, un chip ancora più potente atteso per la fine del 2025. Entrambi sfruttano il processo produttivo a 6 nm della cinese SMIC, che — sebbene non al livello di TSMC o Samsung — rappresenta un importante passo avanti per l’industria nazionale.
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Una battaglia di efficienza, scala e geopolitica
Huawei punta sulla quantità per colmare il divario qualitativo: secondo SemiAnalysis, anche se ogni GPU Ascend offre solo un terzo della potenza di una Nvidia Blackwell, il deployment su larga scala potrebbe compensare la differenza.
La tempistica non è casuale. Con le nuove restrizioni USA che colpiscono anche l’H20 (il chip Nvidia progettato per la Cina), Huawei ha il terreno spianato per affermarsi come unica alternativa nazionale. E con partner strategici come ByteDance e i colossi delle telecomunicazioni cinesi, il successo commerciale è quasi garantito — almeno entro i confini della Cina.
Oltre la tecnologia: una guerra di visioni
La sfida tra Huawei e Nvidia non riguarda solo i chip: è lo scontro tra due visioni del mondo. Da un lato, l’Occidente che teme l’uso militare dei chip AI e impone sanzioni sempre più rigide. Dall’altro, una Cina determinata a dimostrare che può costruire — e scalare — da sola. Il blackout tecnologico voluto da Washington potrebbe quindi rivelarsi un boomerang: invece di frenare Pechino, ha accelerato l’innovazione locale.
Huawei non è ancora pronta a dominare il mercato globale. I suoi chip consumano più energia, costano di più e mancano della precisione ingegneristica di quelli Nvidia. Ma nel contesto attuale, con un governo pronto a sostenere ogni sforzo per l’indipendenza tecnologica, anche un prodotto imperfetto può diventare un’arma strategica.
Il vero punto è questo: le sanzioni possono rallentare, ma non fermare l’ascesa della Cina nell’AI. E Huawei è pronta a guidare questa rivoluzione.
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