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LaLiga nella bufera: bloccati milioni di siti innocenti in nome dell’antipirateria

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In Spagna è scoppiata una vera e propria tempesta digitale: una misura antipirateria destinata a colpire i siti che trasmettono illegalmente le partite della Liga si è trasformata in un blocco massiccio e incontrollato di siti perfettamente legittimi. Secondo le ultime stime, oltre 2,7 milioni di domini innocenti sarebbero stati oscurati nel solo arco di un fine settimana.

L’allarme è stato lanciato da RootedCON, importante collettivo di esperti in sicurezza informatica, che ha definito la situazione “una minaccia reale alla democrazia”. Il gruppo ha presentato ricorso alla Corte Costituzionale spagnola per chiedere la fine immediata dei blocchi sistematici messi in atto da LaLiga e Telefónica.

Un danno collaterale devastante

L’ordine di blocco, autorizzato dai tribunali spagnoli, era originariamente rivolto a 119 siti di streaming illegale. Tuttavia, l’implementazione tecnica ha avuto effetti collaterali disastrosi: centinaia di migliaia di altri siti sono stati colpiti, compresi portali giornalistici locali come Cádiz Directo, bloccato senza alcuna prova o comunicazione preventiva.

“Media totalmente innocenti vengono oscurati senza diritto alla difesa e senza una briciola di prova,” ha scritto il giornalista José Luis Porquicho Prada, dopo essersi visto recapitare una risposta formale da LaLiga, firmata dal presidente Javier Tebas.
La motivazione? Il sito sarebbe stato ospitato su IP utilizzati per violazioni di copyright – una giustificazione generica e priva di fondamento, come confermato dallo stesso giornalista.

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Libertà digitale a rischio

RootedCON non ci sta. Dopo 15 anni di impegno per la libertà digitale e l’innovazione, il collettivo ha deciso di agire, sostenendo che i blocchi “privi di trasparenza, proporzionalità e tutele adeguate” rappresentano un precedente pericoloso per i diritti dei cittadini spagnoli.

Nel loro ricorso alla Corte Costituzionale, chiedono misure cautelari urgenti per interrompere l’ondata di blocchi indiscriminati e propongono l’apertura di un dibattito pubblico e tecnico sul controllo online all’interno del Congresso dei Deputati. La proposta è appoggiata dal parlamentare Néstor Rego, leader del Blocco Nazionalista Galiziano, che ha chiesto un intervento immediato del governo.

“È inaccettabile che aziende private abbiano il potere di bloccare siti web, anche legittimi, senza controllo reale né rispetto per le garanzie costituzionali,” ha dichiarato Rego.

La risposta di LaLiga: tutto secondo la legge

Di fronte alle crescenti proteste, LaLiga si è difesa sostenendo che le azioni intraprese rispettano pienamente il sistema giuridico vigente e che non ci sono prove concrete di danni reali. Tuttavia, sempre più osservatori notano una deriva autoritaria e censoria che somiglia più a una pratica da regimi del passato che a una moderna democrazia digitale.

Il paradosso è evidente: nel tentativo di proteggere i diritti audiovisivi della competizione, LaLiga sta calpestando quelli fondamentali degli utenti, inclusi il diritto all’informazione, alla difesa e alla libera espressione.

Cosa succede ora?

Il ricorso presentato da RootedCON è ora nelle mani della Corte Costituzionale. Nel frattempo, cresce il malcontento anche tra giornalisti e piccoli editori, sempre più spesso colpiti da errori tecnici o da blocchi automatizzati che compromettono la visibilità e la sopravvivenza delle loro testate.

Il caso LaLiga è destinato a diventare un banco di prova per il futuro della rete in Europa. La domanda è semplice: quanto siamo disposti a sacrificare in nome della lotta alla pirateria?

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