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LaLiga punta Google per smascherare FlujoTV, la nuova versione di MagisTV

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La guerra allo streaming pirata entra in una nuova fase. LaLiga, il massimo campionato di calcio spagnolo, ha portato la sua battaglia oltreoceano chiedendo a un tribunale statunitense di costringere Google a consegnare i dati personali di chi si nasconde dietro tre indirizzi IP collegati a FlujoTV, uno dei servizi IPTV pirata più noti e discussi del momento.

FlujoTV, l’erede “scomodo” di MagisTV

Fino a pochi mesi fa il nome era MagisTV, inserito addirittura dall’Ufficio del Rappresentante per il Commercio degli Stati Uniti nella lista nera dei mercati pirata. Poi il rebranding: oggi si chiama FlujoTV, ma per utenti e investigatori cambia poco. L’app continua a essere un punto di riferimento nell’America Latina per chi cerca partite, film e serie senza abbonamenti costosi.

Le autorità locali, pressate dai detentori dei diritti, hanno già avviato indagini in Argentina, Colombia, Ecuador e Venezuela, mentre LaLiga ha contribuito la scorsa estate a bloccare diverse operazioni collegate al servizio. Ma il marchio non è mai sparito davvero.

Una parte dell’avviso.

Il nuovo fronte: un tribunale in California

Adesso la lega spagnola alza il tiro. Attraverso i propri legali, ha depositato una richiesta di mandato di comparizione DMCA in un tribunale federale in California. L’obiettivo: obbligare Google a fornire informazioni sugli utenti dietro tre indirizzi IP — 34.8.45.110, 34.86.157.139 e 35.199.21.67 — che sarebbero stati usati per trasmettere illegalmente la partita tra Atlético de Madrid e Villarreal del 13 settembre 2025.

Se il documento venisse firmato, Google potrebbe essere costretta a consegnare nomi, indirizzi fisici, email, numeri di telefono, dati di pagamento e registri di accesso.

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Il nodo legale: Google fornitore o complice?

Gli indirizzi in questione sembrano collegati a googleusercontent.com, ovvero contenuti generati dagli utenti e ospitati dai servizi Google. Ed è qui che nasce il dubbio: Google è solo un intermediario tecnico o ha ospitato davvero i flussi pirata?

Il punto è cruciale. Un mese fa, la Corte d’Appello del Nono Circuito ha chiarito che le citazioni DMCA non possono essere usate per obbligare un fornitore di servizi a identificare i pirati in base a un semplice indirizzo IP, se quel servizio non archivia direttamente il materiale incriminato.

Tradotto: se Google si limiterà a dire “noi non conserviamo quei contenuti”, la richiesta di LaLiga rischia di cadere nel vuoto.

Proposta di citazione in giudizio e prove di streaming pirata.

Una partita ancora tutta da giocare

Per ora, la citazione non è stata firmata da un cancelliere del tribunale. Ma il messaggio è chiaro: LaLiga è pronta a sfruttare ogni strada legale per dare la caccia a FlujoTV e ai suoi utenti.

La vera domanda è un’altra: riuscirà davvero a ottenere i dati da Google o finirà come tanti altri tentativi, ostacolata dai limiti del DMCA e dalle scappatoie legali dei giganti tech?

Una cosa è certa: la partita tra calcio e pirateria non si gioca più solo negli stadi o sui server clandestini. Ora si combatte nei tribunali, con Google nel ruolo di arbitro forzato.

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