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L’Europa accetta le condizioni di Trump: parte l’era dei dazi fissi

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Fine della tregua commerciale? Gli Stati Uniti e l’Unione Europea hanno siglato un accordo storico ma controverso: una nuova tariffa unica del 15% su gran parte delle esportazioni europee verso l’America.
E a firmarlo, in un incontro tanto insolito quanto decisivo, sono stati Donald Trump e Ursula von der Leyen, che si sono incontrati domenica 27 luglio… al Turnberry Golf Resort in Scozia.

In un colloquio durato appena 40 minuti ma carico di tensioni diplomatiche, i due leader hanno dato il via libera a quello che Trump ha definito “il più grande accordo commerciale di sempre”.

Una stretta economica con dazi pesanti, ma niente guerra commerciale

L’accordo prevede una tariffa fissa del 15% su una vasta gamma di prodotti dell’UE diretti negli Stati Uniti:

  • Automobili
  • Semiconduttori
  • Farmaci
  • Acciaio e alluminio

La nuova aliquota prende il posto delle minacce di dazi del 30% o del 50%, che avrebbero potuto scatenare una guerra commerciale globale. Trump ha fatto marcia indietro, almeno in parte, in cambio di investimenti UE per 1.350 miliardi di dollari nell’economia americana, tra cui 750 miliardi in energia e centinaia di miliardi in forniture militari USA.

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Il compromesso raggiunto è frutto di quattro mesi di negoziati serrati, con Bruxelles pronta a colpire duramente in caso di rottura, minacciando dazi del 30% su beni USA per 100 miliardi di dollari. Alla fine, però, la volontà di evitare uno scontro frontale ha prevalso.

Anche se von der Leyen puntava a un dazio massimo del 10%, il compromesso del 15% viene presentato come una scelta di stabilità, per mettere fine alle incertezze commerciali che agitavano da mesi i mercati.

Un nuovo ordine commerciale guidato dagli USA?

Secondo Trump, “è davvero il più grande partenariato commerciale al mondo”, e ora gli Stati Uniti intendono guidarlo con regole più dure, ma “giuste”.
L’accordo potrebbe aprire nuovi scenari: l’accettazione degli standard industriali americani da parte dell’UE rappresenta una svolta strategica.

E mentre il Segretario al Commercio USA, Howard Lutnick, parla di “sottomissione agli standard USA”, i repubblicani celebrano l’accordo come un’altra “vittoria epocale”.

Riflessioni finali: fine della guerra o tregua momentanea?

L’accordo ha senz’altro evitato il precipizio. Ma non risolve i nodi strutturali tra due economie che da tempo si confrontano su norme, sovranità industriale e competizione strategica.

I dettagli sui farmaci, le materie prime critiche e le “eccezioni di sicurezza nazionale” restano tutti da negoziare. E la domanda resta: questa alleanza economica sarà davvero “stabile”, o solo il preludio a un prossimo braccio di ferro?

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