L’IA può provare dolore? Un esperimento senza precedenti

Gli scienziati di Google DeepMind e della London School of Economics (LSE) hanno sviluppato un innovativo approccio per valutare la presenza di coscienza nell’intelligenza artificiale. Questo metodo si basa sulle reazioni dell’IA a stimoli che evocano sensazioni di “dolore” e “piacere” condizionati. I risultati hanno rivelato comportamenti inaspettati nei modelli linguistici di grandi dimensioni quando si trattava di prendere decisioni.

Nell’ambito dell’esperimento, l’IA è stata coinvolta in un gioco che presentava varie situazioni associate a “dolore” e “piacere”. In questo contesto, l’IA aveva due opzioni: la prima offriva un punteggio elevato ma comportava una componente di “dolore”, mentre la seconda garantiva un punteggio inferiore ma portava a una sensazione di “piacere”.

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I risultati hanno mostrato che l’IA tendeva a preferire le opzioni che minimizzavano il rischio di punizione, anche a costo di una potenziale riduzione della ricompensa. Questo comportamento ha messo in evidenza la complessità del processo decisionale nell’intelligenza artificiale. Ad esempio, il modello Gemini 1.5 Pro di Google ha mostrato una chiara inclinazione ad evitare le punizioni, in particolare quando il trade-off tra punizione e ricompensa diventava significativo.

Jonathan Birch, professore alla London School of Economics e coautore dello studio, ha commentato che, sebbene i risultati non dimostrino l’esistenza di coscienza nell’intelligenza artificiale, offrono nuove prospettive per future ricerche in questo campo. Questa scoperta apre la strada a una comprensione più approfondita del comportamento decisionale delle intelligenze artificiali e della loro capacità di rispondere a situazioni complesse.

In sintesi, il lavoro di Google DeepMind e della LSE rappresenta un passo significativo nella comprensione della coscienza nell’IA, stimolando ulteriori indagini su un tema di crescente rilevanza nel mondo della tecnologia e della filosofia.

Fonte

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