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L’IA consuma sempre più energia: ecco perché i data center sono i nuovi mostri elettrici

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L’intelligenza artificiale sta conquistando il mondo, ma c’è un prezzo – e non stiamo parlando solo di miliardi di dollari. Dietro ogni algoritmo, chatbot o modello di IA c’è un’enorme quantità di energia. Una quantità che sta letteralmente riscrivendo la geografia dell’elettricità globale.

Dal 2022, le aziende tech legate all’IA sono entrate nell’indice S&P 500, generando un impatto economico da 12.000 miliardi di dollari. Ma a crescere non è solo il fatturato. Cresce anche (e soprattutto) la sete di energia necessaria per far girare gli immensi data center che alimentano questa rivoluzione.

I data center sono le nuove fabbriche dell’era digitale

Oggi i data center sono la spina dorsale dell’IA, veri e propri colossi energetici. Solo nel 2024, hanno consumato il 1,5% dell’intera elettricità mondiale – circa 415 terawattora (TWh). Per fare un confronto: è più dell’intero fabbisogno annuale di molti Paesi.

Gli Stati Uniti guidano questa corsa, bruciando il 45% del consumo elettrico globale dei data center, seguiti da Cina (25%) ed Europa (15%). E non è finita: entro il 2030, il consumo dovrebbe più che raddoppiare fino a 945 TWh, superando da solo quello dell’intero Giappone.

Un singolo data center può già consumare quanto 100.000 abitazioni. Ma la nuova generazione di mega strutture in costruzione ne consumerà 20 volte tanto. È come aggiungere 2 milioni di case alla rete elettrica, solo per alimentare l’intelligenza artificiale.

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Negli Stati Uniti, quasi la metà di tutta la nuova domanda di elettricità da qui al 2030 sarà dovuta proprio ai data center. Entro la fine del decennio, queste strutture consumeranno più energia di tutte le industrie pesanti messe insieme: acciaierie, cementifici, raffinerie, impianti chimici… tutti messi in fila.

In Virginia, uno degli hub più importanti per i dati industriali, i data center assorbono già un quarto dell’energia dello Stato. In Irlanda, si prevede che entro il 2026 le installazioni IA consumeranno un terzo della rete elettrica nazionale.

L’Agenzia Internazionale per l’Energia (AIE) lancia un campanello d’allarme: l’IA potrebbe anche aiutare a ottimizzare i consumi, ma il suo impatto ambientale non può più essere ignorato. E mentre si parla tanto di energie rinnovabili, il tono dell’AIE cambia: ora si cerca un compromesso tra sostenibilità e crescita economica, anche a costo di sacrificare un po’ di verde.

Chi può stare al passo?

Non tutti i Paesi sono pronti a reggere questa nuova “ondata energetica”. Australia, ad esempio, è penalizzata dal divieto di energia nucleare e dalla resistenza verso nuove centrali a carbone. Canada, Norvegia, Svezia e Nuova Zelanda sono in difficoltà per mancanza di infrastrutture adatte.

Chi vuole dominare l’intelligenza artificiale, oggi, deve avere energia da vendere. In senso letterale.

Trasporti, IA e risparmio (forse)

L’impatto dell’intelligenza artificiale non si ferma ai server. Nel settore dei trasporti, per esempio, l’IA sta rivoluzionando il modo in cui ci muoviamo: gestione del traffico, veicoli autonomi, percorsi ottimizzati e manutenzione predittiva.

In teoria, tutto questo potrebbe far risparmiare tanta energia da spegnere 120 milioni di auto. Ma c’è un problema: se la mobilità diventa troppo comoda, potremmo usarla ancora di più. E quei risparmi? Spariti.

In sintesi: L’IA promette di cambiare il mondo, ma prima serve alimentarla. E quel “carburante” è energia elettrica – tanta, tantissima energia. Chi riuscirà a bilanciare innovazione e sostenibilità sarà pronto a dominare il prossimo decennio. Gli altri… resteranno al buio.

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