Maxi attacco hacker a Qantas: violati i dati di 5,7 milioni di passeggeri

Una delle peggiori violazioni informatiche nella storia australiana colpisce la compagnia aerea nazionale: furto di identità, phishing e caos legale in vista.
La compagnia aerea Qantas è finita nell’occhio del ciclone: un devastante attacco informatico ha compromesso i dati sensibili di ben 5,7 milioni di clienti, scatenando una tempesta di indignazione pubblica e polemiche istituzionali. Secondo quanto confermato dalla stessa azienda, gli hacker hanno preso di mira un call center esterno, riuscendo a sottrarre nomi, email, numeri di telefono, date di nascita e dati frequent flyer.
Come se non bastasse, un criminale ha contattato direttamente Qantas – probabilmente per chiedere un riscatto – mentre la Polizia Federale Australiana ha avviato un’indagine su scala nazionale. Gli esperti parlano di una delle più gravi fughe di dati mai registrate nel paese.
Dati compromessi: l’elenco fa paura
Un’analisi forense ha diviso i dati violati in due gruppi:
- 4 milioni di record contenevano informazioni base (nome ed email)
- 1,7 milioni includevano dati estremamente sensibili:
- 1,3 milioni di indirizzi fisici
- 1,1 milioni di date di nascita
- 900.000 numeri di telefono
- 10.000 preferenze alimentari
Qantas ha precisato che non sono stati toccati dati finanziari, password o passaporti, ma gli esperti avvertono: con questi dati è già possibile mettere in atto truffe via phishing o furti d’identità.

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L’amministratrice delegata Vanessa Hudson ha promesso massima trasparenza, ma l’azienda è in evidente difficoltà. Le comunicazioni con i clienti sono lente, poco chiare, e le vittime si sentono abbandonate.
La compagnia si limita a offrire generici “servizi di sicurezza dell’identità su richiesta”, mentre gli utenti chiedono azioni concrete come monitoraggio gratuito del credito, sul modello di quanto fatto da Optus in un caso analogo.
Intanto, il dark web viene scandagliato in cerca dei dati rubati, che potrebbero già essere in vendita o usati per attacchi mirati. Alcuni passeggeri segnalano già un picco nei tentativi di truffa online.
Il tallone d’Achille? L’esternalizzazione
Molti esperti e associazioni dei consumatori puntano il dito contro la gestione esternalizzata dei call center, che potrebbe aver lasciato falle nei sistemi di sicurezza. In un contesto di crescenti minacce digitali, l’ossessione per il risparmio può rivelarsi fatale.
Hudson invita i clienti a “rimanere vigili”, abilitare l’autenticazione a due fattori e ignorare messaggi sospetti. Ma non parla di rimborsi o risarcimenti.
Un disastro annunciato?
La violazione arriva in un momento già difficile per Qantas, ancora scossa dalla crisi pandemica e dai recenti scandali sulla qualità del servizio. L’incapacità di garantire la sicurezza digitale dei propri clienti potrebbe essere il colpo di grazia per la credibilità della compagnia nazionale australiana.
Con la criminalità informatica in ascesa, il caso Qantas è un monito globale: nessuna azienda è immune, e la protezione dei dati deve diventare una priorità assoluta – non un costo da tagliare.
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