Meduse cyborg: i biorobot del futuro che esploreranno gli oceani (quasi gratis)

Dalla natura alla tecnologia, con un tocco di fantascienza: è questa la direzione intrapresa dai ricercatori dell’Università di Tohoku, in Giappone, che hanno trasformato delle comuni meduse in veri e propri biorobot marini. Il risultato? Organismi ibridi in grado di esplorare gli abissi con un consumo energetico minimo, sfruttando il loro stesso corpo come motore.
Il segreto è negli impulsi elettrici (leggeri e precisi)
Il sistema è tanto geniale quanto delicato: mini-elettrodi applicati sull’anello muscolare delle meduse trasmettono impulsi elettrici ogni 1,5-2 secondi, seguendo il loro naturale ritmo di nuoto. Non si tratta di forzare il movimento, ma di potenziarlo in armonia con la biologia dell’animale.
Per studiare il comportamento delle meduse, i ricercatori hanno utilizzato una telecamera con specchi per registrare il movimento, ricreandolo in 3D al computer. Grazie a questo sistema, hanno scoperto che gli impulsi applicati al momento giusto aumentano la velocità della medusa senza stressarla o danneggiarla.

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Intelligenza artificiale e movimento naturale
Non finisce qui: il team ha anche sviluppato un modello di intelligenza artificiale leggero, in grado di prevedere la velocità e la direzione del nuoto. In altre parole, le meduse cyborg non solo si muovono da sole, ma possono anche essere guidate e monitorate con grande precisione, aprendo nuove possibilità per l’esplorazione degli oceani.
Perché le meduse cyborg sono così rivoluzionarie?
A differenza dei robot subacquei tradizionali, questi ibridi viventi sono autonomi, flessibili e autoriparanti. Non hanno bisogno di ricarica costante, possono funzionare per mesi e sono perfettamente integrati con l’ambiente marino. Sono ideali per raccogliere dati su temperatura, salinità e inquinamento, muovendosi silenziosamente tra le correnti.
Ma il potenziale va oltre l’oceanografia: i biorobot morbidi come queste meduse modificate potrebbero diventare la base per robot biocompatibili, utilizzabili in medicina, ricerca ambientale o anche in missioni spaziali dove servono soluzioni resilienti ed efficienti.
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