News

Meta respinge la causa: i film hot piratati non servivano all’AI, ma a “uso privato”

Condividi l'articolo

Quando un colosso come Meta finisce nel mirino dell’industria dei contenuti per adulti, lo scontro diventa inevitabilmente esplosivo. Strike 3 Holdings — uno dei più aggressivi detentori di copyright negli Stati Uniti, noto per marchi come Vixen, Tushy e Blacked — accusa l’azienda di Mark Zuckerberg di aver scaricato quasi 2.400 film per adulti piratati, sostenendo che fossero stati utilizzati per addestrare modelli di intelligenza artificiale.

Meta, però, ha risposto con una strategia legale sorprendentemente… old school:

Non siamo stati noi. E comunque, ammesso che sia successo, era per uso personale e non per l’AI.

L’indirizzo IP è insufficiente

Sì, hai letto bene: la multinazionale che ambisce a dominare il futuro dell’intelligenza artificiale ha tirato fuori la storica difesa da forum pirata — “uso privato” — per respingere l’accusa. E lo fa puntando tutto su un argomento chiave: un indirizzo IP non basta a dimostrare chi ha scaricato cosa.

Strike 3 sostiene che gli indirizzi IP collegati a Meta risultano coinvolti in download BitTorrent dal 2018. Secondo i querelanti, quei file sarebbero serviti per addestrare sistemi video avanzati.
Meta ribatte: impossibile. Nel 2018 — sostiene — i suoi programmi multimodali non erano nemmeno in fase di sviluppo.

Per la Big Tech, quei file sarebbero semplicemente il risultato di comportamenti isolati, probabilmente di dipendenti o ospiti sulla rete aziendale. E il volume? “Irrilevante per l’AI”: circa 22 film l’anno su dozzine di IP collegati a Meta. Una quantità che, secondo l’azienda, somiglia più a qualche download clandestino da ufficio che a un sofisticato piano di addestramento.

Uso personale privato
Leggi anche:

Un caso che fa tremare l’AI (e l’industria del porno)

A rendere tutto ancora più interessante è il contesto: nel pieno della guerra legale tra creatori, editori e tech giant sull’uso dei contenuti per addestrare l’intelligenza artificiale, questa causa rischia di diventare un precedente pesante.

Strike 3 e Counterlife Media parlano di una possibile esposizione fino a 359 milioni di dollari. Meta, però, definisce la causa “senza senso” e ricorda un dettaglio che pesa come un macigno: la giurisprudenza dice che un indirizzo IP da solo non basta per dimostrare violazione diretta del copyright.

Un argomento già usato con successo in centinaia di casi contro i “pirati casalinghi” — ora brandito da una delle aziende tecnologiche più potenti del pianeta.

Meta nega qualsiasi schema coordinato, respinge l’idea che il software aziendale sia stato alimentato con pornografia pirata e sostiene di non avere né interesse economico né consapevolezza di quell’attività. E, citando i famosi casi Cobbler e Nono Circuito, sostiene di non poter essere responsabile di un atto su cui non aveva controllo.

Dito puntato, porte chiuse e una richiesta secca al tribunale: archiviare tutto con pregiudizio.

Ora la palla passa a Strike 3, che ha due settimane per controreplicare. Poi toccherà al giudice decidere se questa battaglia legale segnerà un nuovo capitolo nella guerra tra copyright e intelligenza artificiale — oppure verrà cancellata come un semplice download fuori orario di qualche impiegato troppo curioso.

Fonte

Ti potrebbe interessare:
Segui guruhitech su:

Esprimi il tuo parere!

Che ne pensi di questa notizia? Lascia un commento nell’apposita sezione che trovi più in basso e se ti va, iscriviti alla newsletter.

Per qualsiasi domanda, informazione o assistenza nel mondo della tecnologia, puoi inviare una email all’indirizzo [email protected].


Scopri di più da GuruHiTech

Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.

0 0 voti
Article Rating
Iscriviti
Notificami
guest
0 Commenti
Più recenti
Vecchi Le più votate
Feedback in linea
Visualizza tutti i commenti