Musk multato in Australia: X costretta a pagare 418.000 dollari
Venerdì, un tribunale australiano ha confermato l’ordinanza che impone a X, la piattaforma fondata da Elon Musk, di pagare una multa di 610.500 dollari australiani (circa 418.000 dollari) per non aver collaborato con una richiesta di informazioni da parte di un ente regolatore riguardante le pratiche di prevenzione contro l’abuso dei minori.
X aveva contestato la multa, ma la Corte federale australiana ha stabilito che la società era obbligata a rispondere a una notifica dell’eSafety Commissioner, l’ente responsabile della sicurezza su Internet, che chiedeva dettagli sulle misure adottate per affrontare il materiale di sfruttamento sessuale dei minori presente sulla piattaforma.
Nel 2022, Musk aveva reso privata X, allora conosciuta come Twitter. La società ha sostenuto di non dover rispondere alla notifica all’inizio del 2023, affermando di essere stata incorporata in una nuova entità aziendale controllata dallo stesso Musk, il che avrebbe rimosso la responsabilità.
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Julie Inman Grant, Commissaria per la sicurezza elettronica, ha dichiarato dopo il verdetto: “Se la Corte avesse accolto l’argomentazione di X Corp, si sarebbe potuto creare un precedente preoccupante, ovvero che la fusione di una società straniera con un’altra società straniera potesse consentirle di eludere gli obblighi normativi in Australia.” Inoltre, l’eSafety Commissioner ha avviato un procedimento civile contro X per inadempienza.
X non ha fornito immediatamente un commento in merito alla decisione di venerdì. Questo non è il primo conflitto tra Musk e l’ente australiano di regolamentazione della sicurezza su Internet. All’inizio di quest’anno, l’eSafety Commissioner aveva ordinato a X di rimuovere post che mostrano un vescovo australiano accoltellato durante un sermone.
X ha contestato l’ordinanza in tribunale, sostenendo che un ente regolatore di un paese non dovrebbe avere il potere di decidere cosa visualizzano gli utenti di Internet a livello globale. Alla fine, la piattaforma ha mantenuto i post, dopo che l’ente regolatore australiano ha ritirato il suo ricorso.
Musk, in quel frangente, aveva descritto l’ordine come un atto di censura e aveva condiviso post in cui lo definiva un complotto del World Economic Forum per imporre normative di sicurezza informatica a livello mondiale.
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