Nvidia e AMD tornano a vendere chip AI in Cina: l’accordo controverso con l’amministrazione Trump

In una mossa che ha spiazzato analisti e osservatori geopolitici, l’amministrazione Trump ha siglato un accordo senza precedenti con Nvidia e AMD, due dei colossi mondiali dei semiconduttori.
L’intesa consente alle aziende americane di riprendere le vendite di chip di intelligenza artificiale avanzati alla Cina, ma con una condizione: versare al governo statunitense il 15% dei ricavi derivanti dalle esportazioni.
Un compromesso che cambia le regole del gioco
Annunciato l’11 agosto dalla Casa Bianca, l’accordo introduce un precedente inedito: trasformare i controlli sulle esportazioni, storicamente motivati da ragioni di sicurezza nazionale, in un meccanismo transazionale.
In cambio della quota, Nvidia e AMD ottengono licenze per esportare i loro chip di punta — H20 e MI308 — verso il mercato cinese, uno dei più redditizi al mondo.
Nonostante un calo iniziale in borsa, diversi analisti, come Ben Barringer di Quilter Cheviot, vedono nell’accordo un vantaggio netto: “L’85% del fatturato è comunque meglio di zero”.

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La Cina tra entusiasmo e diffidenza
Dal lato cinese, l’accordo è stato accolto con sentimenti contrastanti. Le aziende tecnologiche sono entusiaste di poter accedere ai chip più avanzati per rafforzare le loro capacità AI, ma il Global Times, quotidiano vicino a Pechino, ha criticato l’intesa come una manovra di pressione economica mascherata da misura di sicurezza.
Washington, infatti, teme che nei chip possano celarsi vulnerabilità o “backdoor” sfruttabili dalla Cina. Nvidia ha respinto con forza queste accuse, ma i dubbi restano sul tavolo.
Le critiche negli Stati Uniti
In patria, l’intesa ha sollevato un’ondata di polemiche. Alcuni legislatori l’hanno definita un pericoloso precedente.
Il deputato John Moolenaar (R-MI) ha avvertito che l’accordo potrebbe incoraggiare il governo a monetizzare tecnologie sensibili. Raja Krishnamoorthi (D-IL) ha rincarato la dose: “Stiamo mandando al mondo il messaggio che la sicurezza nazionale americana è negoziabile al giusto prezzo”.
Anche esperti legali si interrogano sulla costituzionalità della misura: se la quota del 15% non sia di fatto una “tassa sulle esportazioni”, vietata dalla Costituzione.
Un precedente pericoloso o un modello per il futuro?
Per ora, il caso Nvidia–AMD viene considerato unico, data l’importanza strategica dei semiconduttori. Eppure, diversi analisti ipotizzano che questa formula possa diventare un modello per altri settori tecnologici.
Daniel Newman, CEO di The Futurum Group, lo definisce senza mezzi termini: “Una tassa per fare affari in Cina”.
Resta da vedere se l’esperimento si limiterà ai chip o se aprirà la strada a una nuova era di diplomazia commerciale “a pagamento” tra Stati Uniti, Cina e i giganti tecnologici globali.
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