Pallone arancione in Serie A: innovazione o ennesima buffonata?

In un Paese dove il calcio riesce sempre a complicarsi la vita da solo, mancava giusto l’ennesima decisione inspiegabile: introdurre un pallone arancione fluo in pieno novembre, su campi perfettamente verdi, con condizioni meteo assolutamente normali. La Serie A, evidentemente poco preoccupata dei problemi reali del nostro campionato, ha deciso di stupire tutti con il debutto del nuovo “Puma Orbita Hi-Vis”, una sfera talmente accesa da sembrare uscita da un videogioco del 2003 o da una partitella di Carnevale, più che da una competizione professionistica.
Secondo la narrazione ufficiale, la scelta nasce dal desiderio di rendere il pallone “sempre visibile” per giocatori e spettatori. Una spiegazione che farebbe sorridere, se non mostrasse l’ennesima incapacità cronica del calcio italiano di distinguere le priorità reali da quelle immaginate. È bastata infatti la dodicesima giornata per vedere comparire sui campi della massima serie un pallone arancione che in passato veniva utilizzato solo in caso di nevicate o condizioni estreme. Questa volta, invece, si è deciso di sfoggiarlo ovunque: sole, pioggia, prato perfetto, non importa. Basta che sia ben visibile… anche quando nessuno ne sentiva il bisogno.

L’arancione fluo: scelta moderna o trovata di marketing?
Il motivo reale, manco a dirlo, non nasce certo da un’esigenza tecnica, ma dalla proposta dello sponsor del campionato. Puma, dopo anni di palloni gialli, ha probabilmente pensato che fosse giunto il momento di “osare”, così da attirare attenzione e generare una bella dose di pubblicità gratuita. In Italia, naturalmente, la cosa è stata accolta come una grande innovazione, quando in realtà siamo solo di fronte all’ennesima operazione cosmetica spacciata come progresso.
Ufficialmente, si sostiene che l’arancione garantisca una visibilità superiore. Il problema è che chiunque abbia occhi funzionanti si accorge immediatamente del contrario: su un campo verde acceso, quel colore non spicca affatto, anzi si impasta visivamente con alcune tonalità del prato e crea un effetto quasi disturbante. Il bianco, che per decenni è stato il colore ideale del pallone proprio perché si adattava a tutto, viene improvvisamente archiviato come se fosse preistoria. Il giallo, che almeno aveva una sua logica nelle giornate più grigie, viene scavalcato da un arancione che sembra scelto più per fare scena che per aiutare davvero chi gioca.

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Tra tecnologia e realtà: un’altra innovazione inutile
Ovviamente non poteva mancare la giustificazione tecnica. Il nuovo “Puma Orbita Hi-Vis” sarebbe dotato di una speciale tecnologia contro l’assorbimento dell’acqua, in grado di mantenere forma e performance in qualsiasi condizione. Tutto molto bello, peccato che il pallone precedente funzionasse già benissimo, e nessun giocatore o allenatore avesse mai dichiarato pubblicamente: “Sapete cosa manca alla Serie A? Un pallone arancione impermeabile”.
Siamo al solito copione: invece di migliorare infrastrutture, arbitraggi, stadi fatiscenti, gestione dei diritti e qualità generale del prodotto calcio, si preferisce mettere una pezza di colore, come se bastasse cambiare la tonalità di un pallone per modernizzare un movimento che arranca da anni.

Il vero problema è che non serviva a nessuno
La verità è semplice, e molti tifosi l’hanno pensata appena visto quel pallone: su un terreno innevato sarebbe perfetto, ma su un campo verde sembra un oggetto fuori posto. Non migliora la visibilità, non aumenta lo spettacolo, non porta alcun vantaggio reale. È solo una scelta scenografica, un’altra dimostrazione dell’inclinazione tutta italiana a cambiare ciò che funziona e ignorare ciò che andrebbe davvero risolto.
Il pallone bianco era perfetto. Se proprio si desiderava un tocco di novità, il giallo sarebbe stato più che sufficiente. Ma no: in Italia, per attirare attenzione, bisogna sempre esagerare, e questa volta tocca al pallone fluorescente. Un simbolo plastico di come, ancora una volta, si confonda la sostanza con l’apparenza.
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