Piracy Shield: la Serie A dichiara guerra a Google
La Serie A è pronta a portare Google in tribunale, accusando l’azienda statunitense di non rispettare gli obblighi di rimozione tempestiva dei contenuti pirata, così come previsto dalla legge 93/23 che ha messo in piedi la piattaforma Piracy Shield.
Il punto centrale del contenzioso riguarda la mancanza di collaborazione da parte di Google nel rimuovere i siti pirata segnalati dalla Lega di Serie A, che usa il sistema Piracy Shield gestito dall’AGCOM per identificare domini e indirizzi che trasmettono illegalmente le partite.
Mentre l’ente calcistico ha identificato oltre 20.000 siti illegali, Google avrebbe l’obbligo di farli scomparire dai risultati di ricerca, impedendo la reiterazione delle condotte illecite. Tuttavia, secondo la Lega di Serie A, il colosso di Mountain View ha mostrato una scarsa collaborazione.
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Una delle principali critiche mosse riguarda le risposte automatiche che Google invia a fronte delle segnalazioni della Lega di Seria A. La situazione non riguarda solo i motori di ricerca: la Lega di Serie A lamenta anche la presenza di app illegali sul Google Play Store, che consentono agli utenti di accedere gratuitamente agli incontri di Serie A in live streaming.
A tal proposito, il commissario dell’AGCOM Massimo Capitanio ha dichiarato che “se dobbiamo risolvere il problema vogliamo negare che se io digito ‘streaming’ su Google mi compaiono almeno 20 applicazioni con cui posso commettere un reato? Applicazioni che violano le stesse policy di Google. Una volta rimosse, dovrebbero anche essere disinstallate dagli utenti. Perché non vengono disinstallate? Io non voglio pensare assolutamente che non vengano disinstallate e compaiono in vetrina perché su quelle app si fanno business milionari con la pubblicità”.
Questa querelle non riguarda direttamente la sospensione temporanea di Google Drive durante il blocco di una VPN da parte di Piracy Shield avvenuto lo scorso fine settimana: una responsabilità che l’AGCOM ha dato a DAZN.
Tuttavia, Capitanio ha ricordato che Google e Cloudflare non si sono iscritte alla piattaforma Piracy Shield, quindi non hanno comunicato gli indirizzi da inserire nella whitelist.
La Serie A ha inviato il 7 ottobre una diffida formale a Google Ireland, con copia all’AGCOM, che rappresenta già un atto di citazione e una richiesta di indennizzo, evidenziando le inadempienze del gigante tecnologico nelle prime cinque giornate del campionato di quest’anno e durante la stagione precedente.
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