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Piracy Shield: le novità del 2025 per la lotta alla pirateria digitale

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Il Piracy Shield italiano, che ha celebrato il suo primo anniversario, ha recentemente ricevuto un aggiornamento significativo da parte dell’AGCOM, il regolatore delle telecomunicazioni. Le nuove normative mirano a migliorare l’efficacia del sistema, già soggetto a critiche e sfide nel corso dell’ultimo anno.

Lanciato ufficialmente il 1° febbraio 2024, il Piracy Shield ha avuto un avvio più tranquillo del previsto, con solo 11 indirizzi IP bloccati nei primi cinque giorni. Anche se il numero di indirizzi e nomi di dominio bloccati è aumentato nel tempo, il sistema ha affrontato problemi di overblocking, portando a una crescente insoddisfazione tra gli utenti e i fornitori di contenuti.

Le nuove disposizioni, presentate nell’Update of the Technical and Operational Requirements of the Single Technology Platform with Automated Operation Called Piracy Shield, richiedono che i servizi di VPN e i motori di ricerca ottengano accreditamenti per utilizzare il Piracy Shield e bloccare servizi pirata. Anche se non direttamente coinvolti, i gestori di motori di ricerca dovranno adottare misure tecniche per ostacolare la visibilità dei contenuti illegali entro 30 minuti dalla ricezione di un ordine di blocco.

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Una novità importante prevede che gli indirizzi IP bloccati possano essere sbloccati solo dopo sei mesi, a meno che non siano utilizzati per scopi illeciti. L’AGCOM ha sottolineato che i fornitori di servizi di registrazione di domini devono riattivare periodicamente i nomi di dominio bloccati.

L’AGCOM ha istituito un Tavolo Tecnico permanente, composto da ISP, titolari di diritti e rappresentanti delle forze dell’ordine. Questo tavolo mira a facilitare il dialogo e trovare soluzioni alle problematiche emerse con il Piracy Shield.

Per evitare l’overblocking, l’AGCOM ha modificato le condizioni per il blocco dei contenuti. Ora, il blocco può essere richiesto solo se il contenuto illecito è predominante. Tuttavia, questo criterio deve essere applicato con rigore e proporzionalità per evitare di limitare l’accesso a contenuti legittimi.

Un tema di grande attualità è la privacy. L’AGCOM ha affermato che non può pubblicare un elenco completo degli indirizzi IP bloccati, poiché questi possono essere considerati dati personali. Tuttavia, c’è un consenso sull’idea di rendere pubblici i nomi di dominio bloccati per garantire maggiore trasparenza.

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