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Piracy Shield si allarga: ora nel mirino anche film, musica e creator

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Dalle partite di Serie A alle anteprime cinematografiche, lo “scudo antipirateria” italiano si trasforma in un’arma totale di censura digitale.

Doveva servire a proteggere le dirette del calcio italiano. Ma oggi Piracy Shield, il famigerato sistema di blocco live voluto da AGCOM, si prepara a diventare un colosso del controllo digitale, pronto a oscurare streaming, eventi musicali, anteprime di film, programmi TV e perfino i contenuti di influencer.

Con una nuova raffica di emendamenti approvati il 30 luglio, l’Autorità ha ufficializzato l’espansione senza precedenti dei poteri di blocco, introducendo regole che impongono interventi entro 30 minuti su qualsiasi tipo di contenuto “presunto illegale”, anche attraverso VPN, DNS pubblici, hosting e motori di ricerca.

E mentre molti festeggiano l’apparente “stretta sulla pirateria“, le voci critiche parlano apertamente di censura preventiva, overblocking e pericolosa arbitrarietà.

Non solo calcio: tutto può essere bloccato

D’ora in poi, la protezione offerta da Piracy Shield non si limiterà più alle partite di Serie A. Film in anteprima, concerti live, show televisivi e opere audio saranno anch’essi protetti da blocchi automatici, anche se trasmessi su canali borderline o in piattaforme alternative.

In pratica, se una piattaforma viene accusata (anche erroneamente) di trasmettere un evento “protetto”, il blocco dell’intero dominio o IP scatta entro mezz’ora, a prescindere dalla provenienza del server o dal contenuto effettivo.

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Le nuove disposizioni impongono obblighi di blocco anche a servizi indiretti, inclusi fornitori di VPN, DNS pubblici, hosting, caching e motori di ricerca. Se un provider non esegue il blocco come richiesto da AGCOM, rischia sanzioni immediate. E chi segnala contenuti in modo impreciso, potrà vedersi revocato l’accesso alla piattaforma stessa.

Nel mirino anche i servizi della società dell’informazione (ISS): qualsiasi servizio elettronico che faciliti l’accesso a contenuti ritenuti illeciti può finire bloccato.

Una sola voce contraria: la commissaria Giomi

Mentre Piracy Shield guadagna poteri da regia centrale, una sola voce in AGCOM continua a sollevarsi contro: quella della commissaria Elisa Giomi. Da anni denuncia l’assenza di trasparenza, l’eccesso di spesa pubblica e il rischio di concentrazione dei benefici in poche mani.

Nonostante l’opposizione e le tensioni interne, Giomi ha votato ancora una volta contro gli emendamenti. Ma, come già accaduto, è rimasta isolata. Le sue critiche ora si spostano su LinkedIn, dove lancia l’allarme su una deriva autoritaria mascherata da tutela dei diritti.

Anche gli influencer sotto regolamento

La nuova stretta colpisce anche il mondo social: chi raggiunge 500.000 follower o una media di un milione di visualizzazioni mensili potrà essere classificato come “fornitore di servizi audiovisivi”, soggetto alle stesse regole di televisioni e piattaforme professionali.

Questo significa che anche uno youtuber o un TikToker potrebbe finire sotto il controllo diretto dell’AGCOM, diventando responsabile per eventuali violazioni di copyright, anche non intenzionali.

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