PromptLock: scoperto il primo ransomware al mondo guidato dall’IA

La sicurezza informatica entra in una nuova era – e non in senso positivo. I ricercatori di ESET hanno infatti identificato PromptLock, il primo ransomware conosciuto che utilizza intelligenza artificiale generativa per portare a termine i suoi attacchi.
Si tratta di una minaccia senza precedenti: è in grado di colpire dispositivi con Windows, Linux e macOS, sfruttando l’IA per aggirare i metodi tradizionali di rilevamento e rendere le infezioni molto più difficili da bloccare.
Come funziona PromptLock
PromptLock è scritto in Golang e si distingue dai classici ransomware per la sua integrazione con GPT-OSS:20b, un modello linguistico open-source.
La connessione avviene tramite API Ollama: l’IA non gira sul dispositivo infetto, ma su un server remoto. Questo significa che il malware può generare continuamente script Lua unici in tempo reale per scansionare il file system, analizzare i dati e scegliere cosa criptare.
Ogni infezione è quindi diversa dall’altra, rendendo quasi impossibile rilevare il comportamento con le firme tradizionali.

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Indicatori di compromissione
Secondo ESET, i segnali da tenere sotto controllo includono:
- Accessi anomali al file system
 - Esecuzione sospetta di script Lua in processi non abituali
 - Crittografia massiva di file tramite SPECK
 - Connessioni di rete insolite ai server LLM tramite API
 
Come difendersi
Gli esperti consigliano un approccio basato su analisi comportamentale, non più solo su firme statiche. In particolare:
- Utilizzare sistemi EDR avanzati
 - Monitorare i tunnel di rete e bloccare connessioni sospette
 - Applicare whitelist di applicazioni e controlli sugli script
 - Mantenere backup offline regolari
 - Preparare procedure di isolamento immediato delle macchine infette
 
Una minaccia che cambia le regole del gioco
Il caso PromptLock segna un punto di svolta: i criminali informatici hanno iniziato a sfruttare l’IA non solo per creare phishing o deepfake, ma per scrivere malware adattivo, dinamico e imprevedibile.
Se finora la difesa era una corsa a riconoscere le firme note, adesso diventa una battaglia contro un nemico che cambia volto a ogni attacco.
Il futuro della cybersecurity dovrà quindi adattarsi: l’intelligenza artificiale, la stessa che promette di rafforzare i sistemi di difesa, è già stata arruolata dall’altra parte della barricata.
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