Quando la disoccupazione spinge alla pirateria: l’allarme dell’UE
Un nuovo studio dell’Ufficio dell’Unione Europea per la Proprietà Intellettuale (EUIPO) ha rivelato che, sebbene i tassi di pirateria nell’UE si siano stabilizzati, esistono significative variazioni tra i vari paesi e i tipi di contenuti. La ricerca ha messo in luce come fattori socioeconomici, come la disoccupazione giovanile e la disuguaglianza di reddito, siano associati a tassi di pirateria più elevati.
Il report dell’EUIPO, intitolato “Online Copyright Infringement in the European Union”, fa parte di una serie di studi che monitorano l’evoluzione della pirateria dal 2017. Sebbene i dati del 2023 mostrino una stabilizzazione dei numeri, le abitudini di pirateria variano notevolmente da un paese all’altro.
Nel 2022, dopo anni di calo, c’è stata una leggera ripresa della pirateria, con un aumento del 3,3% dovuto principalmente allo streaming illegale di contenuti televisivi, che ha rappresentato quasi la metà di tutti i casi di pirateria online.
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La ricerca evidenzia che i paesi con redditi medi più elevati e una maggiore consapevolezza delle alternative legali tendono a registrare tassi di pirateria più bassi. Questo suggerisce che quando le persone hanno maggiori risorse economiche, tendono a piratare meno contenuti.
Tuttavia, l’analisi econometrica mostra che l’effetto della disoccupazione giovanile sulla pirateria varia a seconda del tipo di contenuto. Per quanto riguarda la pirateria di TV e musica, una maggiore disoccupazione giovanile è stata associata a tassi di pirateria più bassi, probabilmente perché i giovani disoccupati vivono con genitori che pagano per abbonamenti legali. Al contrario, per film ed eventi sportivi dal vivo, una maggiore disoccupazione giovanile è correlata a tassi di pirateria più elevati.
Il report ha anche esaminato le tendenze legate all’IPTV. Nel 2023, si è registrato un aumento del 10% delle visite a pagine di registrazione per IPTV pirata, con una media di 2,14% di utenti internet che visitano questi siti ogni mese. Sebbene non si conosca l’esatto numero di utenti che si abbonano a servizi IPTV illegali, le stime suggeriscono che circa il 1% degli utenti internet dell’UE potrebbe averlo fatto in soli due anni.
Questa ricerca fornisce una panoramica dettagliata del panorama della pirateria nell’UE e offre spunti utili per valutare future politiche anti-pirateria. I confronti anno dopo anno aiuteranno a identificare dove è possibile fare ulteriori progressi e a comprendere meglio i fattori che influenzano la pirateria online.
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